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Radio 8: recensione di Disconnect

I Radio 8 abbracciano lo street rock e con Disconnect cercano di riscrivere un altro spaccato tricolore di un genere che dalle nostre parti non ha mai attecchito del tutto.

Radio 8

Disconnect

hard rock, street rock

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Potrebbe sembrare facile, ma non lo è affatto. Approcciarsi allo street rock, ad un certo tipo di street rock che si rifaccia a quello suonato da gente che ha fatto la storia come gli L.A. Guns, i primi Guns’ N’ Roses, i Faster Pussycat non è roba semplice. Ci vuole mestiere, una certa padronanza strumentale e un’ottima dose compositiva in cui si riescano a fondere melodia e una durezza di fondo. Ad esempio in Italia, abbiamo avuto il caso dei veterani Rain che con Spacepirates riuscirono a ottimizzare tutte queste caratteristiche realizzando un album meraviglioso per il genere.

Ora, su questa linea d’onda, provano ad inserirsi i ciociari Radio 8 che con Disconnect cercano di riscrivere un altro spaccato tricolore di un genere che dalle nostre parti non ha mai attecchito del tutto.

Il tentativo, formato da ben tredici canzoni, è riuscito, però, solo a metà. Da una parte vi è una consolidata bravura da parte di un quintetto abilissimo a suonare e a pestare il piede sull’acceleratore. Dall’altra, però, mancano quelle che, comunemente, vengono chiamate canzoni, nel senso che esistono, ma che non colpiscono l’attenzione dell’ascoltatore.

Non vi è il ritornello che brucia, che si lascia canticchiare e che ti si appiccica in testa, elemento, quest’ultimo, chiave per qualsiasi street rock band che si rispetti. Sembra quasi che ogni brano imploda, al posto di esplodere come tutti si aspetterebbero.

Il cantato, dall’attitudine quasi punk, probabilmente non aiuta e lascia il tutto come un qualcosa a cui manca il classico centesimo per formare la lira. Inoltre, se anche dovessimo ricollocare i Radio 8 nel punk d’oltremanica, ci renderemmo conto che anche in questo caso il cerchio non si chiuda come chiunque spererebbe.

Insomma, a prescindere dalle buone intenzioni e dalla bravura dei singoli componenti che formano la band, si ha l’impressione di trovarsi dinnanzi ad una fotografia dai contorni sfuocati e poco chiari. C’è da lavorare tanto, prima che si lasci il segno in maniera importante.

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Francesco Brunale
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