Propaghandi
Supporting Caste
(Cd, Smallman Records)
hardcore
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Testa, sangue, cuore. L’intelligenza dei testi e di un’ottima tecnica, la potenza degli arrangiamenti duri, il gusto di una buona melodia. Poche caratteristiche ma fondamentali quelle di Supporting Caste, il nuovo album dei Propaghandi. La band canadese, il cui esordio, fortemente incoraggiato da Fat Mike dei NOFX, risale al 1993, abbandona gli influssi più prettamente punk dei lavori precedenti per abbandonarsi a sonorità heavy metal, senza però perdere l’entusiasmo degli esordi.
La chitarra è la vera protagonista di Supporting Caste: adrenalinica e violenta, sputa dei suoni che sembrano sfoghi di rabbia piuttosto che riff. Ma, a volte, sa farsi più blanda e carezzevole, fino a delineare delle atmosfere lunari e addirittura introspettive.
Si parte con Night Letters, un trascinante sciabordio di chitarra che precede una voce spolmonata una batteria impellente, tutto durissimo ma sempre a cavallo di una melodia dura. Potemkin City Limits ha un’attitudine più riflessiva, senza perdere il consueto nerbo dato da una chitarra urticante.
Il disco mantiene intatta la propria forza anche con brani marci e spasmodici, come Incalculable Effects, in cui la linea melodica viene sacrificata a favore di uno sfogo più immediato e compulsivo, che però non è mai sopra le righe.
Ecco l’hardcore come deve essere: energia e spigolosità allo stato puro, ma blandite da una buona struttura e da una melodia appena accennata, in modo tale da non essere semplice rumore. Quando la forza bruta incontra l’intelligenza e la tecnica, è difficile che il risultato deluda.
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