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Prodigy: Invaders Must Die

Liam Howlet e soci tornano con un nuovo album che ... sembra fatto a posta per far letteralmente saltare in aria le platee di tutto il mondo

Prodigy

Invaders Must Die

(Cd, Take Me To The Hospital/Cooking Vynil)

dance, rock, crossover, electro, house

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200px-invadersmustdieIn dodici anni hanno fatto tre album, un successo planetario (Fat of the Land), un flop clamoroso (Always Outnumbered, …) e ora questo Invaders Must Die.
I Prodigy, però, in tutto questo tempo hanno sempre continuato a portare in giro per il mondo il loro circo fatto di bordate di ultrabassi, energia allo stato puro e luci stroboscopiche sparate in faccia al pubblico, rendendoli uno dei piatti più golosi per i festival di tutto il pianeta.

Invaders Must Die arriva forte dell’anticipazione di due singoli, l’omonimo – offerto in download gratuito e in verità assai poco entusiasmante – e The Omen, accompagnato da un video che abbiamo lanciato anche dalle nostre pagine, quest’ultimo discretamente tamarro ma molto efficace.

So che bruciate di curiosità per sapere come suona quest’album. Eccovi accontentati. Spacca. Di brutto. Vi farà saltare il culo dalla sedia. Ma allo stesso tempo non rappresenta nulla di nuovo, semmai … si pone sull’onda lunga dell’imminente revival della dance anni ’90 e delle cui commistioni i Prodigy sono stati maestri e capostipiti. Ovvero, riprende di peso ritmi, soluzioni e sonorità di Music For The Jilted Generation. (Ma c’è Run With The Wolves che ricorda mooolto da vicino New World Order dei Ministry !!!).

Invaders Must Die contiene una manciata di potenziali singoli destinati a tenerci in compagnia per molti mesi, probabilmente per tutto l’anno. 11 tracce, mai un momento di noia, ritmo sempre elevatissimo, ma non si può non notare come Invaders Must Die sembra una specie di antologia di tutte le soluzioni (e spesso anche delle sonorità) che hanno fatto la fortuna dei Prodigy dai loro esordi a oggi. Neanche le guest star di lusso (Dave Grohl dei Foo Fighters e James Rushent dei Does It Offend You, Yeah?) riescono in questo senso a portare un valore aggiunto e/o un taglio personale all’album: non hanno potuto far altro che adattarsi alla straripante e autocitazionista personalità artistica di Howlet.
Ma chi se ne frega. Il divertimento è assicurato e the show must go on e allora … let’s dance.

P.S.: Take me To The Hospital è sia il titolo di uno dei brani dell’album, sia il nome della neonata etichetta dei Prodigy, che pubblica quest’album in una moltitudine di formati fra cui il consueto download digitale, cd, cd+dvd, box set con cd+dvd+cd-ep+una serie di 7″.

 

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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