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Primavera Sound 2017: ecco come è andata (la recensione)

Il Primavera Sound di Barcellona è il miglior indie-festival del mondo. I fans lo sapevano già, ma è stato ribadito da diversi microfoni, su diversi palchi, da molti dei quasi 300 artisti intervenuti all'edizione 2017

Il Primavera Sound di Barcellona è il miglior indie-festival del mondo. I fans lo sapevano già, ma è stato ribadito da diversi microfoni, su diversi palchi, da molti dei quasi 300 artisti intervenuti all’edizione 2017 della manifestazione catalana e che ha avuto il suo apice dall’1 al 3 giugno (ma che in realtà è iniziata ai primi di maggio con un serie di concerti regalati alla città).

Intro

Atmosphere Arcade Fire 03 Unexpected Primavera Sound 2017 foto di Eric Pamies
Atmosphere @ Unexpected Primavera Sound 2017 foto di Eric Pamies

Quest’anno il Primavera Sound ha dovuto annunciare la sua line-up in fretta e furia, assediato dalla concorrenza di altri festival europei che già stavano mietendo abbonamenti. In realtà agli indie-rockers di tutto il mondo importa abbastanza poco, dato che la partecipazione al PS è l’accettazione di un format, di un concept, di un modo di intendere la musica che ha poco a che fare con i nomi di grido o gli headliners in voga. E infatti i braccialetti per tutto il festival sono andati sold-out già a gennaio (!).

Partecipare al Primavera Sound significa vivere uno storytelling fatto di continue scoperte di band che saranno sulla bocca di tutti tra un anno, di gemme nascoste, di perle rare, di artisti che altrimenti non conosceremmo mai. O semplicemente starsene nella gigantesca piana dei due palchi principali a godersi nomi più o meno grandi e sicuramente più facili di quelli distribuiti sugli altri 12 palchi (perché in totale gli stages sono 14!), ma soprattutto risparmiandosi un bel po’ di mal di piedi. Naturalmente noi abbiamo scelto la seconda strada (e oggi, lunedì, mentre vi scrivo queste righe, i piedi mi fanno ancora male, sigh).

Ma la vera novità di quest’anno si chiamava Unexpected. Ogni giorno via App, spesso all’ultimo minuto, sono stati annunciati gli act del Backstage Party Stage (per lo più repliche o dj set) e 3 concerti a sorpresa che hanno riguardato gli showcase di Arcade Fire, Mogwai e Haim.

In tutta sincerità già il meccanismo dell’Hidden Stage (concerti al chiuso, in un ex garage, ad accesso limitato con file dal primo pomeriggio) non mi è mai proprio andato a genio; quest’anno tra gettoni di cui andare a caccia per gli accessi al backstage, continui sguardi allo smartphone, ansia da sorpresa, ecc… Forse s’è esagerato un po’. Ma sicuramente sono uno dei pochi, i più hanno gradito questa specie di caccia al tesoro.

Verse > Bridge > Chorus

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The XX @ Primavera Sound 2017 foto di Eric Pamies

The XX sono stati i veri trionfatori del festival, in condominio con gli Arcade Fire, che però dalla loro hanno avuto il doppio show (giovedì, Unexpected, e sabato, come headliners).

The XX riescono a creare una musica magnetica, un continuo dialogo tra voce maschile e voce femminile, in cui s’intromettono i bit e i beats dei drum pad e i campionamenti più disparati. Romy e Oliver sono in stato di grazia, Jamie XX… pure! Non si curano di proporre le loro canzoni sussurrate a un pubblico tradizionalmente rumoroso, che assecondano trasformando più volte il loro concerto in una gigantesca discoteca a cielo aperto. Il loro terzo album, I See You, tentenna un po’ tra la collaudatissima formula dei primi due album (due milioni di copie vendute) e un modo di fare musica in cui l’elettronica reclama maggiore spazio. Solo il futuro ci dirà qualcosa in più. Nel frattempo ce li godiamo in tutto il loro splendore. Come ha già detto qualcuno, The XX sono il suono del pop di questo secolo (o per lo meno di questo decennio, aggiungo io).

Il dj set di Jamie XX, da lì a poco, aggiunto a seguito della defezione di Frank Ocean, curiosamente si apre con Stop Bajon di Tullio De Piscopo (!).

Gli Arcade Fire stanno per lanciare il oro nuovo album e già corre di voce in voce che la versione in vinile del nuovo singolo è venduta in anteprima proprio qui al Primavera Sound. Sono gli headliners della giornata di sabato 3 giugno e il loro nuovo show è ancora più scintillante dei precedenti, sia visivamente e sia musicalmente. Il loro indie-pop-folk festaiolo è una garanzia di qualità e di divertimento e il festival di Barcellona è il loro habitat naturale.

Facendo un passo indietro a giovedì 1 giugno… Ma cos’è quel piccolo palco di fronte al Primavera Stage? A che serve? Il mistero si chiarisce poco prima delle 20: un secret show proprio degli Arcade Fire, che mandano in streaming mondiale lo show case delle nuove canzoni.
Tutto questo accade mentre sul Ray Ban suonano i loro connazionali Broken Social Scene. Il combo canadese ha ormai raggiunto le dimensioni di una vera e propria tribù e sul palco arrivano ad essere anche in 12 (se la vista non m’ha ingannato). Anche loro hanno un nuovo disco in uscita, anche loro frequentano assiduamente la scena indie, ma in qualche arrangiamento facevano capolino influenze post-rock, ora scomparse. Comunque un bel concerto e che lascia presagire un buon album.

Primavera Sound 2017 Afghan Whigs 03 foto di Rayban Nuria Rius
Primavera Sound 2017 Afghan Whigs foto di Rayban Nuria Rius

Anche gli Afghan Whigs di Greg Dulli hanno un nuovo disco appena uscito, In Spades, che viene proposto alternato ai vecchi successi. Complice la bontà delle nuove canzoni e la qualità che sfiora il capolavoro delle vecchie (Gentlemen su tutte), il loro concerto si piazza nella mia personalissima top 3 del festival. Memorabili. Emozionanti. Densi. E con un po’ d’orgoglio di casa nostra, dato che al violino avevano Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours.

Il post-rock quest’anno era poco presente (è un genere in via di esaurimento, diciamocelo). Bella sorpresa i Jardin De La Crouix, madrileni, potentissimi, in pratica post-metal (recuperateli su Bandcamp). E poi tra gli Unexpected i Mogwai. In verità sorpresa in parte rovinata da loro stessi su Instagram, dove hanno postato verso l’ora di pranzo una foto dall’aeroporto di Barcellona. Anche per i Mogwai s’è trattato di uno show case dell’album che uscirà in autunno. Detta senza tanti fronzoli, da fan della primissima ora del gruppo scozzese, questo concerto mi farà risparmiare 50 euro, 30 di biglietto del loro concerto a ottobre a Roma e 20 per il CD: il nuovo materiale è imbarazzante. Robina priva di alcuno spessore, tranne forse un paio di brani, una minestra sciapa e scaldata male, senza né capo e né coda. Peccato. Ma dopo oltre venti anni di carriera un passo falso si può anche perdonare, salvo il fatto che qui siamo di fronte a una vera e propria parabola discendente, alla luce anche delle ultime prove discografiche.

Continuando a parlare di delusioni, Mac De Marco è un vero e proprio indie-hero qui al Parc del Forum. E faccio fatica a capire perché. Lo avevo visto in azione addirittura come supporter dei Piano Magic (al Lanificio di Roma, diversi anni fa) e già allora le sue canzoni e il suo cazzeggio m’erano parsi tanto divertenti quanto innocue. Ora sono in tantissimi assiepati sotto il palco, memori degli stage diving che avevano già infiammato il PS. Ma non basta un batterista nudo e lo spogliarello dello stesso De Marco per alzare la qualità di una proposta musicale che senza l’impatto live scorre via senza lasciare traccia.

I Metronomy, anche loro inspiegabilmente su uno dei due palchi principali, mi sono sembrati più degli LCD Soudsystem dei poveri più che una band da main stage.

Anche l’atteso (e sembrerebbe strapagato) show di Aphex Twin ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Sembra che voler fare il difficile a tutti i costi gli si stia rivoltando contro e il risultato è una proposta tanto cerebrale quanto poco digeribile e – soprattutto – ripetitiva, anche a livello di visual.

L’industrial ha il suo bel spazio al PS 2017 con due reunion di rilievo: Front 242 e Skinny Puppy.

I Front 242 sono partiti dal Belgio negli anni ’80 per spargere ovunque il verbo della EBM (Electronic Body Music). Live drumming + electronics + 2 vocalist + sciabolate di luci stroboscopiche: il Primavera Stage si trasforma in una gigantesca discoteca.

Skinny Puppy Primavera Sound 2017 foto di Massimo Garofalo
Skinny Puppy Primavera Sound 2017 foto di Massimo Garofalo

Gli Skinny Puppy sono invece ancora più dark e spesso avant-industrial. Il loro concerto, relegato nel piccolo e confortevole Adidas Stage e in orario da lupi mannari, è un vero e proprio teatro horror, fatto di una messa in scena complessa e sanguinolenta. Anche qui live druming e tastiere, ma a fare la differenza sono le grattuggiate di chitarra di cEvin Key e Ogre, cantante e vero e proprio maestro di cerimonia (una messa nera). Ascoltandoli in azione si capisce come mai abbiano frequentato i Ministry e come mai Trent Reznor li individui come una influenza fondamentale per i suoi Nine Inch Nails.

L’emo-indie-rock dei Pinegrove fa una doppia apparizione, alle 18 e alle 4 di giovedì. Preferiamo la prima opzione, sul Firestone Stage. Autori di una proposta musicale apparentemente semplice e abbastanza convenzionale, raccolgono con loro stessa sorpresa tantissimo pubblico e trasformano in un batter d’occhio il concerto in una vera e propria festa. È il tipico concerto da Primavera-Sound-che-ci-piace, un proposta di qualità che altrimenti difficilmente ci capiterebbe di vedere in azione.

Gli Slayer hanno rappresentato uno dei grandi misteri del palco Mango (il più grande insieme all’Heineken): non sono la persona più adatta per parlarvi del loro immarcescibile thrash / speed metal, ma in quanto audiofilo convinto… Con loro l’impianto del palco ha fatto faville, a metà platea è riuscito a spettinare anche me (che di capelli non è che ne abbia molti, e pure cortini), ma nella maggior parte degli altri casi s’è rivelato non all’altezza, con volumi clamorosamente bassi. Ne ho parlato con Gabi (uno degli organizzatori) a margine della conferenza stampa, il quale mi ha ribadito quello che mi aveva detto lo scorso anno circa i volumi dei Radiohead: l’impianto va in mano al tecnico del suono che si porta con sé ogni singola band e ne fa ciò che vuole. Il mio sospetto, da lui né confermato né smentito, è che molti di loro non sono abituati a spazi così ampi, bensì a piccoli club, e che in una situazione come questa vadano nel pallone.

Primavera Sound 2017 Rosalia foto di Ivan Masciovecchio
Primavera Sound 2017 Rosalia foto di Ivan Masciovecchio

Solo al Primavera Sound è possibile ascoltare tante cose così diverse tra loro in un festival e forse è anche l’unico, complice il fantastico Auditori, in grado di ospitare le sperimentazioni vocali-pianistiche di Annette Peacock, spezzate da ritmiche IDM. O la pura magia flamenca della giovanissima Rosalía accompata dal chitarrista Raül Refree: magia pura accolta da vere e proprie ovazioni in una platea strapiena.

E poi ci sarebbe da dire della classe, l’eleganza e la presenza scenica di Grace Jones (bellissima la sua cover di Love is the Drug dei Roxy Music); della robustezza dell’indie-rock venato di blues di Hamilton Leithauser (ex Walkmen), degli ultra-bassi subsonici di Flying Lotus, della Gloria cantata all’infinito dal pubblico in chiusura del concerto di Van Morrison, di come i Preoccupations (già visti in azione come Viet Cong) siano ormai dei giganti, dei S U R V I V E e della loro elettronica cinematica, di….

Outro

Il Primavera Sound 2018 si svolgerà dal 31 maggio al 2 giugno (siete avvisati!) e anche quest’anno ha sfoderato numeri da capogiro: 200.000 presenza, 1,5 km da un lato all’altro dell’area del festival, circa 300 artisti in programma, 55% del pubblico proveniente da fuori la Spagna. Al di là dei freddi numeri, rimane una certezza per gli appassionati: si può decidere di lasciar perdere la confusione della moltitudine di gente che affolla uno dei main act che tanto ci sono almeno altre 4/5 cose interessanti da scoprire/vedere/ascoltare su qualche altro palco. Qui si sorride, anche quando arrivano notizie orrende dal resto del mondo (l’allarme al Rock AM Ring, i fatti di Londra e di Torino) e non perché siamo degli insensibili o dei cinici, ma perché quello che si crea qui, a Barcellona, al Parc del Forum, è un mondo a parte. Il mondo vero, quello fuori dall’immenso parco-giochi per melomeni-rockettari che si chiama Primavera Sound, è un posto bruttissimo. Ciò che si crea all’interno di questo festival, invece, è qualcosa di meraviglioso che solo chi non ha mai provato fa fatica a decifrare.

Il foto-racconto del Primavera Sound 2017 continua qui

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Massimo Garofalo
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Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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