Primavera Sound
Barcellona, Forum, 29 maggio 2010
live report
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Terzo e ultimo giorno del Primavera Sound. La stanchezza accumulata e la scarsità di sonno cominciano a farsi sentire. Ma anche oggi il programma è fittissimo e allora … animo!
Le diverse facce dell’indie-pop
Il primo grande evento della lunga notte del Forum è la performance dei Florence and the Machine, accolti nello spazio più grande da una discreta folla. Fa strano ascoltare le melodie pop e i virtuosismi vocali di Florence Welch in mezzo a una platea con almeno 20.000 persone, ma Florence – scalza e vestita come una moderna sacerdotessa pagana – non fa una grinza e sfodera tutta la sua classe e la sua eleganza. I Florence and the Machine presenteranno anche un brano inedito (sono già al lavoro per un nuovo album?), una delle cose migliori della serata. Florence Mary Leontine Welch e la sua band esprimono al meglio la loro visione del blues e del gospel trattati in salsa pop e lei, maestosa anche quando non sale sulla pedana al centro del palco, si diverte a percuotere il suo tamburo, a cesellare il lavoro di una band raffinata e incisiva.
Non c’è tantissima gente per gli Antlers di Peter Silberman. Strano. E peccato. Il loro indie-folk-lo-fi è di ottima fattura e dal vivo confermano tutto il buono che ci avevano fatto sentire sentire nell’album dello scorso inverno. Certo, l’influenza dei Radiohead si fa sentire, ma alla fine il pubblico è soddisfatto e gli applausi arrivano convinti.
Nostalgia canaglia
Mentre i Grizzly Bear si godono un pienone da grandi occasioni, prendiamo posto per la performance dei Charlatans, impegnati a suonare per intero il loro capolavoro Some Friendly, anno di grazia 1990 e album che si poneva in pieno filone-delirio Madchester, seppure la band è di Northwich. Per i ciarlatani il tempo non essere passato. Non solo perché Tim Burgess sembra ancora un pischello, ma anche e soprattutto perché – a vent’anni di distanza – la loro musica sembra arriva ancora fresca e attuale, forse solo un tantino troppo lenta per le tentazioni dance a cui l’indie moderno ci ha abituato. The Only One I Know, arrivata quasi in chiusura, è un colpo al cuore e scatena tutta la nostalgia per chi quella stagione l’ha vissuta poco più che ventenne (come il sottoscritto).
Mi saerbbe piaciuto seguire il concerto delle Dum Dum Girls, ma suonano contro Gary Numan e … non c’è partita. Purtroppo l’allestimento del palco di quello che è a pieni diritto uno dei padri della new wave e del synth pop è piuttosto problematico e il suo concerto accumula una buona mezz’ora di ritardo, col risultato che buona parte del pubblico emigra già a metà concerto per assieparsi sotto il palco dei Pet Shop Boys. Gary Numan, con una band nuova di zecca, si gode in pieno l’adorazione dei suoi fans, ricambiata da una set cattivo e ruggente. Mai come ora risulta chiaro come mai Trent Reznor lo citi fra le sue maggiori influenze: tutti i classici del suo repertorio, da Cars a Are ‘Friends’ Electric sono irrobustiti da pesanti e gotiche chitarre, lasciando sì importanti ma in secondo piano i due tastieristi. La sezione ritmica non perde un colpo e la voce di Gary Numan è quella di sempre, riconoscibile ed inimitabile. Un concerto spettacolare, che ha convinto in pieno anche i non adepti alle tessiture synth-wave-industrial-goth di Mr. Numan. Peccato solo che i tecnici di palco non gli abbiano perdonato il ritardo e che il concerto sia stato interrotto dopo soli quaranta minuti, lunghi comunque abbastanza per fare rimanere questo nelle orecchie, nella mente e nel cuore per sempre.
Del concerto dei Pet Shop Boys sapevo quasi tutto già in anticipo. Oltre ad averli già visti in versione con band qualche anno fa a Benicassim, e quindi poco curioso alla versione 2010 del loro pop elettronico senza tempo, un rapido sguardo allo spettacolo conferma quanto raccontato dalle cartelle stampa: una sorta di greatest hits (trasformato in un gigantesco karaoke dagli oltre 30.000 presenti) con Neil Tennant in improbabili costumi, Chris Lowe alle macchine e una scenografia ultra-tecnologica composta da cubi semoventi e ballerini.
Vecchia elettronica in nuova salsa
Bagno di folla per gli Orbital, che fanno irrobustire il già ottimo impianto del palco Rayban con una pila di subwoofer. Iniziano le danze, è proprio il caso di dirlo, con Satan. Ed è subito delirio. I bpm di un po’ tutte le loro canzoni sono aumentati, il trip psichedelico multimediale (fatto di video e/o di luci) è straniante, ma non impedisce all’immensa e stipata platea di dimenarsi, muoversi e ballare. Cosa facciano i fratelli Hartnoll sul palco non c’è modo di capirlo: le strobo sono ben piantate in faccia al pubblico, i fumoni belli densi e le bordate di ultra-bassi scuotono anche le viscere. Di certo hanno confermato il loro principale merito, ovvero di aver preso tutto il meglio della dance underground anni ’90 traducendolo in salsa techno e rivomitando il tutto in una formula efficacissima anche e soprattutto in contesti rock. Anche per loro, rimane il triste sospetto che questa serie di spettacoli con cui stanno invadendo i festival mondiali da un anno a questa parte, sia una specie di bancomat per tirare fuori moneta sonante senza troppo sforzo. Sarebbe ora che facessero qualcosa di nuovo, sono sicuro che troverebbero in tanti – forse più di allora – ad aspettarli a braccia aperte.
Conclusioni
Salutiamo vecchi e nuovi amici allo spazio ATP, dove Dj Coco sta facendo un set tutto di temazos, come si dice qui in Spagna, hit singles senza tempo per affrontare qualsiasi sfaccettatura indie più o meno ballabile.
Esperienza tutta positiva, quella del Primavera Sound. Un programma ricchissimo diviso tra vecchie e nuove glorie, gruppi da scoprire, tante dosi di sano divertimento, pubblico più adulto della media dei festival, tante possibilità per seguire i concerti anche da seduti, location comoda da raggiungere da qualsiasi parte della città, organizzazione molto buona e in grado di ridurre al minimo le file per l’ingresso, nonostante il complicato meccanismo di braccialetto + card elettronica.
Le aree di miglioramento riguardano in primo luogo l’impianto audio del palco principale, il San Miguel, decisamente non altezza, e quello del Vice, che ha dato troppi problemi. Lo spazio ATP, invece, è collassato per la qualità della sua programmazione, che ha attirato più spettatori del previsto.
Decisamente irritanti le lunghissime file per usufruire dei servizi igienici (che di igienico avevano ben poco); andrebbe migliorata anche l’illuminazione di alcuni passaggi e di alcune gradinate e dubito fortemente che la zona in fondo al Forum (quella dell’ATP e del Vice) possa reggere un’emergenza, troppo compressa com’è tra mare e una serie di barriere architettoniche.
Di festival in Europa ne ho girati parecchi e tutto sommato il Primavera Sound si piazza nei vertici della mia personale classifica di gradimento. Per maggio 2011 … c’è da scommettere che saremo di nuovo tutti lì.
Leggi la prima parte dell’articolo (Pavement, The Fall, The XX, Moderat, Bis, Ui, Tortoise, The Big Pink, Chrome Hoof, Monotonix)
Leggi la seconda parte dell’articolo (Pixies, Wilco, Marc Almond, Japandroids, Yeasayer, The Bloody Beetroots e Diplo)
Un po’ di video
Orbital – Satan
Gary Numan – Are We Friends Electric?
Pet Shop Boys – Go West
Charlatans – The Only One I Know
Florence and the Machine – You Got the Love
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