Porcupine Tree
The Incident
( 2 CD, Roadrunner (Europe) )
progressive rock
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Oramai non hanno più bisogno di presentazioni: i Porcupine Tree entrano di diritto nell’albo d’oro delle grandi band dagli anni ’90 in poi, scelti a furor di popolo come eredi dei Pink Floyd, anche se della mitica band hanno poco in comune se non una certa ispirazione nei loro brani.
In questo ultimo decennio sono stati attivissimi, con un disco ogni due anni (l’ultimo è stato il discreto Fear of the blank planet del 2007) e 2 EP (l’ultimo Nil Recurring uscito dalle session di quest’ultimo, di cui trovate nel sito la recensione). La band è rimasta invariata, con il ritorno dal “prestito” ai King Crimson per qualche esibizione live del batterista Gavin Harrison e gli onnipresenti Richard Barbieri (ex-Japan) e il deus ex-machina Steven Wilson.
The Incident è diviso in due CD: il primo con la title-track che si rivela essere un’unica suite divisa in quindici parti, il secondo composto da quattro tracce. Il sound dei Porcupine Tree rimane invariato dall’ultimo lavoro, è diverso l’approccio alla costruzione dei brani. La lunga suite manca dal loro repertorio da parecchi anni, da Voyager 34 del 2000, che però ha un sound molto differente, più psichedelico.
The Incident è un progressive rock, duro a volte e molto “surreale” a detta degli stessi membri della band, ma sembra mancare appunto di una continuità che caratterizza una suite. Nasce come una traccia unica, ma è separata da diverse situazione scollegate, le quindici parti sembrano unite solo dal continuare l’una di seguito l’altra. Ottimi spunti comunque, dalla seconda parte The Blind House, con un inizio aggressivo che ricorda molto Deadwing (2005), l’elettronica introduttiva di The Incident (parte sei) ed il finale in crescendo molto ben riuscito. Dopo l’intermezzo ambient dell’ottava parte, Time Flies è una parte (la nona) ben riuscita, tra l’acustico e il rock, sempre con un incedere in crescendo, intervallato da momenti più riflessivi con la chitarra acustica e sezioni più cupe. Quello che manca però è un amalgama tra le parti, è si un’unica traccia ma è continuamente spezzata e diversa. Nulla toglie alla bravura tecnica e di interpretazione dei musicisti, che non hanno bisogno di ulteriori elogi.
Cosa alquanto più strana è il secondo CD: i quattro brani sono dichiaratamente separati, ma riprendono dei temi già sentiti precedentemente (ad esempio la prima traccia Flicker e l’ultima ballad Remember to love). I temi non si discostano dal primo CD, con Flicker che svetta su tutte le tracce con i suoi 20 minuti e riprende il tema della lunga suite. Ottimo brano comunque, diviso in quattro fasi, la prima introduttiva, quella centrale più romantica e riflessiva, una ripresa aggressiva e di nuovo un riuscito finale in relax e di atmosfera.
Non si è capito bene quindi cosa vogliono dirci i Porcupine Tree. Fin qui nulla di nuovo, a parte la lunghezza delle tracce. Un cambio di percorso? Non sembra a sentire il sound della band, rimasto fedele appunto al decennio in corso (la “svolta” è stata da In Absentia, del 2002). Forse il cambio di rotta ci sarà nel prossimo decennio, restiamo in attesa e ansiosi di saperlo. Tutto sommato un buon disco, consigliato esclusivamente ai fan, che non aggiunge nulla di nuovo alla carriera dei Porcupine Tree.
Porcupine Tree Official Website
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