Piccolo Circo Barnum
Avamposti
elettronica dark, post-rock, dub, elettro-acustica, dream rock, elettro-folk noir, etno-latin-funk, psych western
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A distanza di otto anni dall’EP d’esordio 8420 Angrogna, la band pinerolese Piccolo Circo Barnum torna sulle scene con il primo full-lenght intitolato Avamposti, autoprodotto e anticipato dall’uscita del singolo Avamposti Per Reietti.
Dalle ceneri del progetto originario Grande Circo Barnum, e soprattutto dall’incontro tra Davide Bertello (testi, voce e chitarra acustica), Luca Lentini (chitarre e synth) e Andrea Astesana (basso e sezione ritmico-elettronica), nasce il Piccolo Circo Barnum, nuovo capitolo autorale che identifica l’evoluzione artistica del fondatore Davide Bertello.
Se sotto il versante strumentale gli otto brani della release prendono forma nell’intrigante gioco di mescolanze armoniche tra filigrane acustiche e sintetiche, sotto l’aspetto testuale affiora l’espressione di un’urgenza condivisa, che con senso critico e malinconico disincanto si apre a una profonda indagine etica dei nostri tempi.
Proiettati nell’ormai collaudata corrispondenza tra le brumose circolarità dell’elettronica dub e certa canzone d’autore italiana, Davide Bertello e sodali riescono a combinare una suggestiva densità di intarsi sonori all’intensità emotiva di una narrazione solenne, facendo confluire ogni elemento all’interno di una dimensione onirica dai contorni dilatati e luccicanti. Si va da stratificazioni atmosferiche post-rock a tensioni dark, passando attraverso evanescenze cosmiche e divagazioni latin-rock (Caballero, Messico), il tutto legato al filo tenace di una dialettica cantautorale contraddistinta da un talking evocativo che rimanda allo stile inconfondibile dei La Crus.
Così, i Piccolo Circo Barnum, dai loro avamposti di vedetta situati in villaggi montani delle Alpi Cozie, come rabdomanti d’altura in cerca di una scintilla di speranza nonostante le complessità relazionali dell’oggi, scrutano le ammiccanti luci artificiali di pianura e osservano i cambiamenti di un mondo sempre più in bilico tra certezze che svaniscono e il domani tutto da decifrare.
Avamposti è dunque il bisogno interiore di rifugiarsi in una specie di appartamento sospeso tra le nuvole per osservare le cose da una diversa prospettiva, estraniandosi dal caos della contemporaneità urbana come reietti che rifiutano l’imposizione di questo nuovo medioevo (Avamposti Per Reietti) e provano a rintracciare uno squarcio di luce in mezzo alle tinte incolori di quei destini già tracciati dal conformismo.
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