Penelope Sulla Luna
My little empire
(Cd, Nagual Records/Nomadism)
post-rock
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Com’è misteriosa questa Penelope Sulla Luna, così lontana dal sole di Itaca.
Perché se ne sta sul suo satellite, attraversata da una luce intermittente, a tessere e disfare trame musicali?
Forse è in attesa del ritorno di Ulisse, oppure vuole inviare un segnale al pianeta Terra: quel che è certo è il suo galleggiare senza gravità tra distacco malinconico (Space Donut) e parentesi post-rock alla Mogwai (Back to the teenage), tenendo la rotta a metà strada tra l’abbandono solitario cosmico e l’avvicinamento al pubblico terrestre.
Il suo messaggio è My little empire, primo disco per la band ferrarese, retrospettiva interamente strumentale di introspezioni manifestate con valanghe hard rock (Big Whoop) e mitologiche tragedie spaziali tessute da inflessibili chitarre.
I violini e il lacerante piano del dittico Butterfly Drama raggiungono picchi di commovente lirismo neoclassico e conducono l’ascoltatore verso profondità spaziali ignote e sconosciute, portando alla memoria per un attimo certe dissonanze elettroniche simil Klaus Schulze.
Non importa se il quartetto ogni tanto perde la bussola con brusche virate rock (Third brain drain) o eccede in infinite distorsioni (Space Donut), i ragazzi hanno buone idee e impareranno a gestire il proprio patrimonio.
Per ora basta il ricordo scolpito di dilatazioni rarefatte che ci cullano dolcissime e ci lasciano dolcemente nel dubbio: cosa mai ci farà Penelope Sulla Luna?
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