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Pasquale Demis Posadinu: recensione disco omonimo

Il sardo Pasquale Demis Posadinu, in questo debutto omonimo, parla d’amore e di stizza interiore, e lo fa con l’arte delle idee, con la passione delle parole

Pasquale Demis Posadinu

s/t

(Desvelos Records)

pop, rock

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Pasquale-Demis-Posadinu-recensione

Incontro tra un cantautorato pensante e il pop rock in accumulo di belle idee questo del musicista sardo Pasquale Demis Posadinu, un dieci tracce che porta lo stesso suo nome e che si impegna – in una paziente destrutturazione sistematica – di non visitare i luoghi comune dei sentimenti, ma li descrive nelle cellule e nelle scorie che essi tralasciano, un disco di quelli che non fanno rumore di per sé ma ne congegna la dolce amarezza avvolgendola di vibrante bellezza.

Chitarra, una leggera brezza d’elettronica, ritmiche fluttuanti, fiumi di parole e collisioni intime come un’esplorazione metafisica dentro e verso un amore, la conferma identitaria di un melodia altra che s’intreccia in questa tracklist e che rende l’ascolto non un semplice movimento meccanico, ma una buona escursione nei percorsi poetici di una passionalità aliena, diversamente “impalpabile”.

Sprazzi 80,s di un Garbo Musica tv, Memoir, un Benvegnù col jack S.e.t., Più vecchi di Guccini  informalità di cuore Tesoro mio lontano e pertugi etnici nella stupenda Nei paesi sono la sana costituzione di un debutto solista che sa di geniale, o perlomeno, coglie e fa suo, il carattere mercuriale dell’arte del dire cose con le note.

Consigliatissimo a tutti.

 

 

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Max Sannella
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