Paolo Conte
Roma, Teatro Sistina, 22 novembre 2008
live report
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Che dire ancora di quest’uomo schivo e di poche parole, di questo splendido quasi settantaduenne con quella faccia un po’ così di chi, oltre a Genova, nel corso della sua straordinaria, ed ancora tutta da scrivere, storia musicale, ha saputo raccontarci come nessuno della semplice complessità dell’amore e delle piccole, grandi passioni che rendono la vita degna di essere vissuta?
Anche in questa tappa romana del tour che lo porterà prossimamente ad esibirsi sui palcoscenici di mezza Europa si è davvero sfiorata la perfezione, grazie anche ad una scaletta che ha saputo armonizzare con gusto i nuovi brani estratti da Psiche (alla fine se ne conteranno solo cinque), l’ultimo lavoro presentato lo scorso settembre in contemporanea mondiale, con le autentiche pietre miliari di una produzione ultra trentennale, alcune delle quali riarrangiate e reinterpretate fin quasi a farle sembrare altro da sé. Su tutte, una incredibile rivisitazione di Bartali, carica d’inquietudine e di un senso di tragedia imminente grazie ad una prima parte per voce, piano, mellotron e marimba!
La squadra di grandissimi musicisti che da anni ormai rappresenta la cornice, la grande famiglia, in cui il mito è libero di esprimere compiutamente il suo valore, si presenta come la quintessenza dell’armonia. Come pezzi interscambiabili di un mosaico sonoro caldo e malleabile, Daniele Di Gregorio (pianoforte, batteria e marimba), Jino Touche (contrabbasso e chitarra), Daniele dall’Omo (chitarra), Massimo Pitzianti (pianoforte e tastiera, fisarmonica, bandoneon, clarinetto, sax baritono), Claudio Chiara (basso, tastiera, fisarmonica, sax alto, sax tenore, sax baritono, flauto), Luca Velotti (sax soprano, sax tenore, sax contralto, sax baritono, clarinetto), Lucio Caliendo (oboe, fagotto, percussioni), Piergiorgio Rosso (violino), cambiando continuamente postazione e strumenti, come piccole formichine al lavoro, riescono ad ammantare ed ammaliare il pubblico con un vellutato tappeto di suoni ed emozioni che ad ogni brano si rinnovano all’infinito.
Il tocco poi del maestro al pianoforte, ma soprattutto la sua voce unica e sensuale, che non finisce più di scavarci dentro (letteralmente da brividi Genova Per Noi eseguita in solitudine al piano), anche a concerto ampiamente finito, completano il quadro di una serata che a buon ragione può definirsi indimenticabile.
E pazienza se per tutta la durata del concerto, tra un’emozione e l’altra, il Conte re non pronuncerà neanche una parola che sia una, neanche per un semplice e finale “grazie”. La sua mano battuta ripetutamente sul cuore, il suo sorriso triste ma soddisfatto, il sudore che gli imperla la fronte solcata dal tempo ma, soprattutto, le due ore di infinita magia che è stato capace di trasmettere, ancora una volta, saranno il saluto più bello ed il ringraziamento più naturale che si potesse ricevere. E portarselo via con sé, per ognuno di noi, il regalo più grande che questo insolito babbo natale, vestito di nero, senza barba ma con i baffi bianchi, potesse mai regalarci.
Tracks list:
Il Quadrato E Il Cerchio, Sotto Le Stelle Del Jazz, Come Di, Alle Prese Con Una Verde Milonga, Bartali, Bella Di Giorno, Gioco D’azzardo, Gli Impermeabili, Lo Zio, L’amore Che, Velocità Silenziosa, Madeleine, Dancing, Chiamami Adesso, Genova Per Noi, Via Con Me, Berlino, Max, Diavolo Rosso, Eden
1st encore:
Cuanta Pasiόn, Via Con Me
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