Official Secrets Act
Understanding Elecricity
(CD, One Little Indian)
indie-rock, electro-pop
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E’ con estrema eleganza che fanno il loro ingresso sulla scena brit-pop questi quattro ragazzi di Leeds. La loro scoperta la dobbiamo alla One Little Indian che ha pensato bene di mettere subito in produzione il loro primo lavoro Understanding Electricity.
Trovata geniale dato che, fin dalle prime note, non ci vuole molto a capire che Thomas Charge Burke (voce, chitarra), Lawrence James Diamond (basso, voce), Alexander Dunlop MacKenzie (batteria, voce) e Michael Andrew Evans (chitarra, harmonium, tastiera Roland e batteria) non si sono improvvisati musicisti nella realizzazione di questo album.
I suoni sono molto studiati anche se semplici, la voce rimane piuttosto pulita ed accompagna con gran delicatezza il districarsi delle note sempre gentili e molto orecchiabili.
Nonostante, al momento, i gruppi che si dedicano a questo genere musicale siano molti, soprattutto sulla scena inglese, gli Official Secrets Act si distinguono dalla massa. Questo perché l’accurata ricercatezza che volge, a volte, verso un indie-rock che non riesce a stancare, dona a questi quattro ragazzi una raffinatezza inusuale e di cui si sentiva davvero il bisogno.
Non è difficile appassionarsi a queste note a volte anche un po’ spaziali e, per quanto l’ascolto sarà facile ad un pubblico “formato”, non escudo che anche una platea più giovane possa apprezzare la musica di questi artisti. Magari iniziando proprio dal singolo di lancio The Girl From the BBC.
L’album nella sua totalità ricorda armoniche tipicamente anni ’80. Quasi voglia essere un tributo a band come Tears for Fears o A-ha, che faranno impazzire tutti i nostalgici di quei gruppi che animavano le notti nei club in quegli anni. Ma sarà sufficiente apprezzare i brani Victoria e Bloodsport per riuscire capire.
Unica pecca trovo che sia la mancanza di una canzone di spicco. Una canzone che possa fare da punta di diamante per l’intera raccolta. Infatti gli undici brani sono tutti accattivanti ed interessanti allo stesso modo nonostante non siano mai uguali l’uno all’altro.
Tutto ciò, alla fine, potrebbe perfino risultare un bene dato che questo album si fa ascoltare con grande facilità senza mai stancare. I ritmi cambiano da canzone a canzone con rapidità, da melodie leggere fino ad un pop travolgente. Pop come quello, ad esempio, di So Tomorrow. Però, purtroppo, il momento topico che tanto si attende non arriva.
Ad un ascolto più accurato, invece, i paragoni da fare potrebbero essere molti. Come, ad esempio, per le tracce Hold the line e Mainstream, che rimandano al lato più scanzonato degli Smiths.
In definitiva direi proprio che questa band entra di diritto nella scena pop internazionale e mi auguro che i prossimi lavori non deludano le forti aspettative create da questo album che faticherà ad uscire dal lettore cd della sempre più vasta schiera di pubblico conquistato e che, sicuramente, conquisteranno.
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