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Noucello: recensione disco omonimo

Da una città come Pescara i Nouccello rileggono l'hardcore e lo screamo in lingua italiano e... Il risultato è sorprendente.

Nouccello

s/t

(Vina Records & Scatti Vorticosi Records)

 

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Nouccello_recensionePer chi non lo sapesse lo screamo è un sotto genere del punk nato a San Diego agli inizi degli anni novanta e caratterizzato da tracce brevi, caotiche e dissonanti . Un genere che affascina moltissimi ragazzi americani e non. Anche in Italia questo genere raccoglie schiere di fan che accalcano i rave party e poi c’è una band che, in barba al perbenismo, si fa chiamare Nouccello e che con il loro primo album omonimo dimostra che lo screamo e l’hardcore sono un genere ben applicabile alla nostra lingua.

I tre elementi della band (Lorenzo Conti, Luca Di Stefano e Carlo Neri) s’incontrano nella città abruzzese di Pescara e iniziano a collaborare per trovare il sound giusto e le parole adatte per farsi spazio nella discografia italiana. Il risultato non tarda ad arrivare ed ecco il loro album d’esordio che, come spesso succede, si chiama con lo stesso nome della band.

Devio essere sincero non sono un grande amante dello screamo e dell’hardcore, ma la band abruzzese mi ha colpito particolarmente per le sue ritmiche graffianti e per l’uso delle chitarre che fanno da contorno a una voce potente che oscilla tra melodie post rock e post punk.

L’album comincia con Piano B, una canzone perfetta e in linea con le leggi dell’hardcore. Per questo brano, la band realizza anche un videoclip che all’inizio pare, essere solo delle riprese di ragazzi appassionati del genere, ma ben presto si capisce che il tema sono le baby gang con dei passaggi che ricordano Arancia Meccanica.

Si prosegue con Vertigine, più lenta della canzone precedente, ma con un drumming di Carlo Neri che sembra scandire una marcia funebre.

Lo spettro e Colpisci il mostro sono due canzoni in perfetto stile hardcore, scandite da ritmi violenti, chitarre violentate e voce urlata.

A mio parere, Specchio riflesso è la canzone più interessante di tutto il lavoro, perché parte con una voce di un bambino che suona la canzone di buon compleanno con una tastiera a fiato giocattolo e fin lì si rimane spiazzati, soprattutto quando si capisce che è stato tutto un imbroglio o un depistaggio appena parte il muro sonoro della band senza risparmiare nessuno.

Da segnalare anche Aternum, canzone divisa in due parti, strumentale la prima e triste e violenta la seconda.

Insomma un esordio significativo e pieno di energia. Ogni tanto la band spiazza l’ascoltatore con momenti dialettici e narrativi, ma che non stonano con il resto dell’album.

Sicuramente una band da tenere sott’occhio.

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Michele Larotonda
Michele Larotonda

Michele Larotonda nasce a Potenza nel 1977, ma vive e lavora a Milano.
Scopre la sua passione per la scrittura durante i dieci anni trascorsi a suonare in una band in cui ricopre il ruolo di cantante e autore dei testi. Decisivo poi l’incontro con l’associazione culturale Magnolia Italia, grazie alla quale frequenta corsi di scrittura creativa e si avvicina al cinema scrivendo e realizzando cortometraggi che hanno avuto visibilità in alcune rassegne specializzate.
Scrive sulla rivista letteraria Inkroci, occupandosi di recensioni musicali, e sul blog letterario Sul Romanzo, dove recensisce libri. Ha pubblicato i libri “Sai Cosa Voglio Dire?” e “Il fascino discreto della Basilicata”.
“Il Sognoscuro” è il suo primo romanzo.

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