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Nosexfor: recensione disco omonimo

I vicentini Nosexfor esordiscono con un disco omonimo le cui canzoni crescono ascolto dopo ascolto.

Nosexfor

s/t

(Solevante)

rock, garage rock

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nosexfor-recensioneQuanta musica dei Royal Blood avranno ascoltato i vicentini Nosexfor? La domanda appare legittima, dopo aver ascoltato il loro esordio che si può trovare su Itunes, Spotify e le varie piattaforme digitali.

Questo duo, in cui non vi è traccia apparente di chitarre, piazza un lavoro di tutto rispetto con canzoni accattivanti e melodie di pregio.

Le canzoni crescono ascolto dopo ascolto e sembra davvero che tutto funzioni per il meglio.

Niente luci in centro, ad esempio, parte rallentata, come se si volesse andare a riprendere la lezione dei White Stripes per poi esplodere con un ritornello di grande tiro. Quello che resta ha un tiro più veloce con basso e batteria che martellano senza soluzione continuità ed il cantato che è sempre al limite tra l’urlato ed il melodico.

Si respira nelle loro canzoni un certo malessere verso i tempi che oggi contraddistinguono la nostra società, anche se non mancano situazioni più riflessive.

L’America parla di storie sentimentali, anche se non è una ballata. E’ un pezzo lontanamente blues, quasi sporco e malato, dove tutto scorre con molta rapidità.

Zero Meno ricorda qualcosa degli ultimi Queens of the Stone Age anche se con melodie meno immediate. Inoltre non manca anche lo spazio cover. Qui vi è una rilettura tutta particolare e con testo in italiano di Voodoo Chile di Jimi Hendrix che compare come Bambino Vudu. Il risultato non è eccezionale, ma forse perché toccare un mito come il chitarrista di Seattle è qualcosa che va fatto con molta attenzione.

Ad ogni modo l’esordio del duo Cardone – Tonin è un buon segnale per il rock italiano.

Intendiamoci, non è un capolavoro questo primo CD della band vicentina. Di certo, però, è un punto di partenza fondamentale per qualcosa che potrebbe sbocciare come una rosa a primavera.

Bisogna attendere fiduciosi e sperare per il meglio. I segnali che arrivano dal Veneto sono decisamente incoraggianti.

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Francesco Brunale
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