No Age
Everything in Between
(Cd, Sub Pop)
punk-rock, noise
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Los Angeles è ormai da tempo immemore fertile fucina culturale, sempre attenta alle ultime tendenze e precorritrice di nuove mode, in tutti i campi. Music business incluso: basti pensare a gruppi come The Doors o Guns’n’Roses che in questa città hanno mosso i primi passi e mietuto i primi successi. Proprio da L.A. vengono i No Age, gruppo composto da Dean Spunt e Randy Randall sorto dalle ceneri dei Wives nel 2005, noti oltreoceano come emblema della scena art-punk losangelina.
Everything in between è il terzo album della band, quello della consacrazione dopo tanto duro lavoro, ma anche quello della riflessione sugli alti e bassi della vita, nonché quello in cui destrutturare e ricreare un proprio stile, forti della maturità e della maestria conquistate sul campo (e in studio), rimando comunque fedeli alla propria estetica e intento originali.
Il risultato sono 13 tracce a cavallo tra punk e rock, due o tre minuti massimo di musica in cui la potenza delle chitarre oscura il resto della strumentazione ritagliandosi brevi attimi di protagonismo. Forever Dreaming e Depletion si fanno alfieri di un processo volto a portare alla luce un suono primordiale, solo apparentemente sporco e grezzo.
Dopo un inizio molto potente, i toni si fanno più pacati e le chitarre distorte sfumano i propri contorni nel noise. Sorts e Dusted lasciano spazio alla sperimentazione, in una sequenza di accordi-suoni. Sono però i pezzi strumentali, così vari e variegati, a rivelare un’apertura mentale cha va al di là della semplice ricerca: Positive Amputation tramuta in suono lo strazio e il pathos di un’amputazione, sebbene positiva. A riprova del fatto che ogni forma di ribellione, anche una apparentemente estrema quanto il punk, può essere costruttiva.
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