Nesli
Fragile-Nesliving Vol.2
(Cd, Doner Music)
hip-hop
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Non deve essere facile, quando tu sei un musicista rap e tuo fratello si chiama Fabri Fibra. E lo sa bene Nesli, all’anagrafe Francesco Tarducci, fratello minore del rapper di Senigallia.
Un destino emblematico, quello dei fratelli Tarducci: entrambi talentuosi, entrambi con un’ inclinazione innata per lo stesso genere di musica. Ma Fabri Fibra è diventato molto più famoso di Nesli. A ragione o a torto, ma la realtà dei fatti è questa.
Francesco Tarducci sembra aver reagito nel modo più giusto all’enorme successo del fratello: si è rimboccato le maniche e si è dato da fare. Ha collaborato con quasi tutti i nomi più importanti dell’hip-hop italiano, si è lanciato in progetti innovativi e azzardati, ha assorbito come una spugna tutti gli insegnamenti dei musicisti che ha incontrato sul suo cammino. Ed è riuscito a realizzare cinque dischi da solista, l’ultimo dei quali, Fragile-Nesliving Volume 2, è forse quello più maturo, soprattutto per le tematiche affrontate.
In questo disco Nesli parla di sé. Del suo lato forte, del suo lato debole, della sua paura e del suo coraggio. E di coraggio ce ne vuole davvero tanto, per mettersi a nudo in modo così autocritico.
La molla che fa scattare la riflessione sembra essere proprio l’impulso di trovare la propria strada in modo autonomo. La voglia di farcela da solo emerge, magari inconsapevolmente, in due frasi del primo pezzo, L’Inizio, una sorta di spiegazione dell’album: “Perché troverai qualcuno come te/ perché c’è sempre qualcuno più bravo di te”. Farcela sia a livello artistico, ma anche a livello umano. Ed ecco che, se da un lato Nesli rivendica orgogliosamente il proprio carattere e i propri errori (Non Tornerò), oppure grida con fierezza “Io sono diverso” in Io non Sono Come Voi , dall’altro scandisce in rime angosce e paure difficilmente superabili (Se Tu Non Sei Qui), oppure scrive parole pregne di un’autocommiserazione che sfocia nel fatalismo, come in Una Vita Non Basta (“ e se la vita puntualmente ti volta le spalle/ è perché forse le stai sulle palle anche tu”).
Ma il brano dove Nesli ci fa veramente vedere qualcosa di lui, dove ci permette di scavare più in profondità è la title-track, Fragile: “Lo ammetto, sono fragile, ma non avrò paura/ questo sono io, questa è la mia voce”. Un’ammissione di debolezza, e la rivendicazione del rap come unica arma per parlare di sé e per cercare una catarsi.
Dopo questa dichiarazione impegnativa, Nesli sembra avere placato il proprio turbamento, e riserva la dolcezza per gli ultimi due brani. My First Love è una sincera e a tratti poetica canzone d’amore, mentre La Fine è un brano scarno, solo pianoforte e voce, in cui il rapper, dopo un’ultima sferzata di rancore nella strofa, canta nel ritornello, con semplicità e una rinnovata speranza, la conclusione della propria parabola: “Perché sarà migliore/ e io sarò migliore/ come un bel film che lascia tutti senza parole”.
Una buona prova, artisticamente e umanamente. Se Nesli stava cercando un riscatto personale, con questo disco lo ha trovato.
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