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Nero Kane: la recensione di Tales of Faith and Lunacy

A due anni di distanza da Love in a dying world torna il songwriter psych dark folk Nero Kane con un nuovo, visionario, affascinante full lenght dal titolo Tales of faith and lunacy.

Nero Kane

Tales of Faith and Lunacy

(Nasoni Records / BloodRock Records / Anacortes Records)

dark, psych-folk

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Nero Kane - cover LP Tales of Faith and LunacyA due anni di distanza da Love in a dying world torna il songwriter psych dark folk Nero Kane con un nuovo, visionario, affascinante full lenght dal titolo Tales of faith and lunacy.

Un racconto allucinato dal sapore cinematografico, un viaggio atemporale concepito in una personale visione di fede tra spiritualità e desiderio.

L’album si snoda tra paesaggi desertici dove suggestioni mistiche medioevali si fondono a fotogrammi wester, il risultato è una trama corposa di cupa psichedelia minimale.

Ballad ipnotiche dove appaiono echi di figure sante come Mechthild Von Madgeburg, mistica cristiana tedesca del XIII secolo, citata in un verso di Mechthild, storia utopica di un amore denso di passione e patologia rivolto a Dio.

Registrato e prodotto in Italia da Matt Bordin (Squadra Omega) di Outside Inside Studio, il disco vanta la partecipazione, in qualità di ospite, del geniale violinista Nicola Manzan (Bologna Violenta) e dell’artista Samantha Stella che indossa le vesti di cantante, musicista, autrice e regista del video relativo al primo singolo estratto Lord Won’t Come. Video magnetico che gira intorno alle figure di Samantha, eterea figura avvolta in un lungo abito verginale e di Nero Kane, sguardo fisso e perduto nel loop vocale di “Lord won’t come to save our soul”, a contorno simbologia e natura incontaminata, chiese e rosari, madonne di gesso coronate di spine e paesaggi polverosi, il tutto rigorosamente in bianco e nero per non svilire la musica con chiassosi colori che allontanano dall’essenza reale delle cose.

Girato tra i deserti californiani ed italici territori, vuole essere un rimando alla dimensione del film che aveva accompagnato il primo album di Kane, costanti alcuni elementi paesaggistici western americani e il richiamo ancor più evidente alla spiritualità del passato artistico europeo, riconoscibile in una rappresentazione medioevale de La Danza Macabra e il Trionfo della Morte.

Se siete seguaci dell’easy listening dimenticatevi di poter comprendere questo disco, molto lontano dalle logiche di mercato, molto distante da qualsiasi forma artistica esistente in Italia, internazionale nell’accezione più ampia del termine, introspettivo e oscuro, profondamente legato alla trascendenza evocativa e dannatamente incatenato ad una carnalità ancestrale.

Nero si conferma grande interprete una voce fuori dal comune, a tratti gelida a tratti sensuale, un novello Johnny Cash che canta Nick Cave, Samantha è una piacevole scoperta, il suo timbro ha qualcosa di magico, un mix perfetto tra le percezioni oniriche di Siouxsie Sioux e la drammaticità di Nico, commovente, sinuosa, storta, evocativa.

L’incedere lentissimo dei brani, le incursioni quasi doom di certi passaggi, la chitarra languida, le orchestrazioni avvolgenti, i mantra reiterati (Lost was the road), le ninne nanne tenebrose che citano Dio e Satana nello stesso verso (I believe) “…i believe in the grace of God like i believe in Lucifer’s call”, risucchiano chi ascolta in una dimensione parallela dove l’anima è protagonista assoluta in un mondo sepolto dalle apparenze.

E poi le lande desolate della sconfinata America attraversata a bordo di una decappottabile con il sole fisso in testa fino allo stordimento, i viaggi on the road dalla possibile doppia fine, la prima rincorrendo il sogno di una libertà oltre ogni confine, l’altra fuggendo da un incubo interiore come si fugge da un serial killer in un film horror.

C’è tutto ed il contrario di tutto in Tales of faith and lunacy, il disco ha senza dubbio varie chiavi di lettura, preferisco tenermi la mia lasciando a voi la possibilità di scegliere.

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