Nemesi
L’alba dei morti viventi
(Cd, Rude Records)
crossover, nu-metal, hardcore metal
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Semplicemente fantastici!!! Chi già ama alla follia il crossover perderà disperatamente la testa per i Nemesi che, grazie al loro primo album, sono eletti subito come nuovi spalleggiatori dei Linea 77; a differenza dell’ormai arci-noto gruppo torinese (manco a farlo apposta il nuovo cd dei Linea è uscito pochi giorni prima rispetto a quello dei Nemesi, che sarà sulla scena a partire dal 19 marzo; sarà un segno del destino?), i ragazzi, nel loro debut album L’alba dei morti viventi si cimentano subito con testi in italiano, molto chiari e diretti, cosa non comune nel panorama musicale italiano, dove ormai sembra di moda, per fare successo facile, cominciare a cantare in una lingua straniera; l’esterofilia in Italia sembra ormai diventato un vizio, sigh!
Direttamente dalla Brianza che brucia (i ragazzi vengono tutti dal territorio di Como-Lecco), i Nemesi utilizzano un genere ormai apprezzato a livello internazionale per esprimere tutto il disagio dei giovani venti/trentenni, soprattutto dei musicisti underground, della loro fatica per affermarsi nel panorama disagiato, malato, trito e ritrito della musica italiana, ma anche della società degli Anni 2000; parlano della fatica a farsi ascoltare, delle difficoltà dei giovani a trovare degli spazi adeguati per dare libero sfogo alla propria libertà di espressione, alla propria fantasia, al proprio grido di dolore; tutti sappiamo come per l’arte in genere, quindi, di conseguenza, per la musica di un certo tipo, sia difficile trovare un palco per esibirsi, come per te, musicista di una certa realtà sia difficoltoso inserirti nella programmazione di in un locale che ti paghi che ti accetti anche se non sei una cover band e che ti tratti dignitosamente.
Testi ad effetto, in italiano si diceva, gridati, incazzati fino all’estremo, che però non cadono mai nel volgare, pur attingendo a rime e declamazioni che sconfinano quasi nell’hip-hop, ma solo a livello di metrica; per quanto riguarda il sound, invece, è un crossover/nu-metal nudo e crudo, sporco e politically uncorrect, che, però non risulta mai troppo violento, anche se l’impatto sonoro è notevole.
Chi ascolta e fa certa musica (ma anche qualsiasi giovane di buonsenso) si ritroverà fin dall’inizio nei testi, aggressivi e semplici, ma con contenuti di alto livello, con un cantato che narra non solo del disadattamento sociopsicologico e dello schifo provato per una società corrotta, in cui la giustizia è stata fregata e messa da parte da un po’ ed in cui il più furbo ed il più raccomandato trionfano, ma anche della fatica del diventare grandi, valida non solo per gli adolescenti ma ormai anche per i giovani adulti.
Ormai si sa che la sindrome di Peter Pan è sempre più diffusa, che la crisi dei trent’anni è in agguato dietro l’angolo, che, a furia di sentirci chiamare bamboccioni, non per nostra volontà, finiremo per fossilizzarci a diventarlo; il grido dei Nemesi vuole rivoltarsi a tutto questo, vuole dar voce all’alienazione giovanile, ma anche alla voglia di sentirsi vivi in un mondo di zombies, in cui nessuno ormai reagisce ai soprusi e si rapporta alle ingiustizie della vita con un’omertà ed un silenzio incredibili.
Una critica, non troppo velata, emerge, infine, da parte dei Nemesi, a tutti quei gruppi che hanno adeguato il loro stile e le loro sonorità ai canoni della musica leggera, quella di Sanremo in primis (con riferimenti espliciti agli Afterhours, gruppo a cui il gruppo non si ispirerà mai)
Assolutamente da brivido!
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