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Need Her Liver: recensione di Bonobo 

I Need Her Liver esistono da tantissimi anni ed è un peccato che in pochi li conoscano. La loro musica è un mix di puro hard rock che si fonde con elementi psichedelici e grunge. Il loro ultimo Bonobo vale l'ascolto.

Need Her Liver

Bonobo

rock

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I Need Her Liver esistono da tantissimi anni, precisamente dal 1999, ed è un peccato che in pochi li conoscano. La loro musica è un mix di puro hard rock che si fonde con elementi psichedelici e grunge e guarda con nostalgia, tra le tante cose, anche a quelli che furono gli anni novanta.

Com Bonobo, chiudendo gli occhi, sembra, in alcuni casi, di riascoltare la proposta dei mitici Firebird, altra band che avrebbe meritato miglior sorte e che in pochi realmente ne hanno apprezzato l’eccezionale valore.

I nostri ragazzi, che ormai sono dei signori di quasi mezza età, amano le buone tradizioni del rock fatto come si deve e il biglietto da visita rappresentato dalla titletrack ne è un esempio chiarificatore.

Un ottimo riff di chitarra, una coppia ritmica solida, un signor ritornello di primissimo ordine ed ecco che viene fuori una canzone con gli attributi. Sembra facile, ma vi assicuriamo che non lo è per niente.

Le cose vanno meglio anche con la successiva Hands, meno immediata della precedente, ma che ha il merito di avere delle soluzioni chitarristiche al suo interno intelligenti e raffinate. Con Murmur si continua ad attingere a piene mani dagli anni settanta e si avvertono echi psichedelici che “fanno” tanto vintage.

Insomma, appare chiaro come i Need Her Liver non siano legati ai canovacci moderni di stampo post-punk, ma guardino ad un altro passato con rispetto e, allo stesso tempo, devozione .

I ritmi cambiano con Stars, ballata sognante che, probabilmente, manca di un ritornello epico ed indimenticabile. Molto meglio è la solida Amazon che sembra essere uscita da una session di qualsiasi disco dei Wolfmother, con la particolarità che la canzone in questione cambia, ad un certo punto, ritmo, diventando lenta e melodica. Down The Bottle è un’altra bella “botta” che i Nostri ci regalano, costruita tra fuzz e drumming possente come non si sentiva da tempo dalle nostre parti.

A chiudere il cerchio ci pensano l’epica Indian Horse che è un tuffo nella psichedelia dei bei tempi e Power Animal che si rivela il classico pezzo lento che arriva dopo tante sfuriate presenti all’interno di un album che cresce con il passare degli ascolti.

https://needherliver.bandcamp.com/album/bonobo

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Francesco Brunale
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