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Muse: recensione concerto Milano, 15/05/2016

I droni dei Muse sono arrivati per invadere il nostro paese con il loro carico di cospirazioni, paranoia e spersonalizzazione. Cronaca di uno spettacolo che ancora una volta, sa di evento. Con la E maiuscola.

Muse

Forum d’Assago, Milano, 15 maggio 2016

live report

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muse-drone-tour-milano-recensione

Data astrale 14 maggio 2016: i Muse danno il via al processo di colonizzazione del microcosmo Italia, che si perpetrerà nell’arco di un’intera settimana attraverso le sei date che il Drones World Tour ha previsto al Forum d’Assago. I continui sold out a pochi minuti dall’apertura delle prevendite hanno costretto l’organizzazione ad aggiungere serate su serate per soddisfare la richiesta, dando vita a una vera “Muse week”. Non mi faccio intimidire dalla calata dei droni britannici e del loro carico di cospirazioni, manipolazioni e disumanizzazione, e mi accaparro un biglietto per il live di domenica 15, pervasa da un senso di consapevolezza e curiosità.

Consapevolezza, o meglio certezza, della spettacolarità dell’evento a cui assisterò. Sono anni ormai che il terzetto di Teignmouth ci ha abituati a spettacoli degni di questo nome, con tanto di torri sputa fuoco, palloni volanti e ballerine/acrobate volteggianti. La filosofia del gruppo è proprio quella: lo show deve valere il prezzo del biglietto, ed essere non solo impeccabile dal punto di vista musicale, ma anche eccezionale ed emozionante a livello scenico. Curiosità invece nello scoprire come riusciranno a stupirci ancora una volta, soprattutto dato che la dimensione indoor non permette di sbizzarrirsi come all’aperto. La costante di questo tour (e relativo album) sono i droni: ci si prospetta quindi un tuffo in una realtà virtuale in cui sono le macchine a farla da padrona.

Agli olandesi De Staat spetta il compito di accompagnare l’ingresso del pubblico all’interno di un Forum in cui la sorveglianza è stata leggermente più stretta del solito (a causa della psicosi terrorismo che ormai ci pervade). Ad accoglierci all’ingresso del parterre, un palco che chiamare avveniristico è  poco: circolare, per permettere una visione a 360°, dal quale partono due passerelle da usare come una sorta di second stage. Al centro, dove prende posto la batteria e la nicchia per il quarto membro aggiunto Morgan Nicholls, un tronco di cono rovesciato sostiene i maxischermi sui quali verranno proiettati immaginari scenari futuristici e reali paesaggi post-moderni. Sulle nostre teste, inquietanti droni a sfera ci avrebbero ricordato per tutta la sera quanto il Grande Fratello di orwelliana memoria sia una realtà sempre più concreta.

Alle 21.15, in leggero ritardo rispetto alla classica tabella di marcia, dopo che una voce registrata aveva chiesto al pubblico di togliere la funzione flash dai telefoni cellulari (eh, una volta invece i telefonini ti ricordavano di spegnerli prima degli spettacoli…), si spengono le luci: le note di Drones pervadono il palazzetto, mentre le parole della canzone illuminano i maxischermi nella parte alta del tronco di cono. Matthew Bellamy, Dominic Howard e Chris Wolstenholme prendono posto sul palco rotante e spingono subito sull’acceleratore con Psycho e Reapers. La setlist è ovviamente incentrata sull’ultimo lavoro in studio, dal quale ci fanno ascoltare Dead inside, The Handler e Revolt, in un mix dell’alt-rock venato di prog con il quale ci hanno fatto crescere e del pop più easy listening degli ultimi tempi.

Ampio risalto viene dato naturalmente ai classici, come Resistance, Supermassive Black Hole e Starlight, che fanno cantare tutti a squarciagola. Nel parterre e sulle gradinate la gente resta incantata dalle immagini futuristiche proiettate sugli impalpabili schermi a tendina, dai led sul manico del basso di un fisicatissimo Chris, dai palloni pieni di coriandoli che sospinti dalle mani degli astanti proprio non ne vogliono sapere di esplodere. C’è spazio anche per una cover, Feeling Good, che ormai è una costante delle scalette degli ultimi anni e per l’immancabile jam di basso e batteria, a rimarcare – come se ce ne fosse bisogno – che la forza dei Muse è data dall’insieme dei suoi membri, non da un unico personaggio.

La cavalcata che porta al finale ha inizio con le parole del discorso di JFK, sfocia nelle chitarre distorte della selvaggia Stockholm Syndrome e raggiunge l’apice con l’immancabile Time is running out, per approdare infine placida con Uprising sulle rive sicure del porto di The Globalist, che a sua volta chiude l’andamento circolare non solo del palco, ma anche del concerto, sulle note di Drones.

Gli encore ci regaleranno solo due pezzi, Mercy e la travolgente Knights of Cydonia con il suo intro di armonica omaggio a Morricone, a chiusura di una performance apparentemente più breve di quella della sera precedente. Apprezzabile il fatto di variare sempre la scaletta, anticostituzionale per quanto mi riguarda, lasciare in panchina pezzi come Plug in Baby e Hysteria. Ma, ça va sans dire, quando hai all’attivo così tante hits, accontentare tutti è impossibile.

Ancora una volta i Muse non hanno deluso le aspettative. Hanno suonato e cantato come sempre da manuale (nonostante l’acustica del Forum lasciasse a desiderare), hanno tenuto alte in ogni momento l’attenzione e la tensione del pubblico con immagini a cavallo tra la realtà che noi percepiamo come vera e quella virtuale, facendoci riflettere. Hanno fatto esplodere coriandoli a forma di omino e stelle filanti creando un effetto scenico senza eguali e hanno intrattenuto come solo i veri artisti sanno fare, mantenendo le promesse fatte. Che siate fans dei Muse prima maniera, quelli che adesso li accusano di essersi svenduti al pop più becero per ingraziarsi il favore delle masse, sia che facciate parte di quella schiera di giovani estimatori dell’ultim’ora, o ancora che siate tra i loro più accaniti denigratori da tempi non sospetti, dovrete tutti  concludere con solenne obiettività quello che ormai sappiamo da un po’: che sono una macchina da guerra. Una macchina un tantino fredda, forse anche un po’ calcolatrice, ma programmata per non sbagliare un colpo. A chi sta aspettando con ansia il proprio turno per entrare al Forum, auguro buono spettacolo. Di sicuro lo sarà.

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Setlist – scaletta – tracklist Muse, concerto di Milano, 15 maggio 2016:

  • Drones
  • Psycho
  • Reapers
  • Resistance
  • Dead Inside
  • Supremacy
  • The 2nd Law: Isolated System
  • The Handler
  • Supermassive Black Hole
  • Prelude
  • Starlight
  • Feeling Good
  • Munich Jam
  • Madness
  • Revolt
  • JFK
  • Stockholm Syndrome
  • Time Is Running Out
  • Uprising
  • The Globalist
  • Drones

Encore:

  • Mercy
  • Knights of Cydonia

 

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