Monolith
Even More
(Hazy Music)
grunge, hard rock, alternative rock
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C’è qualcosa nel sound di questi 4 ragazzi modenesi che mi emoziona. Sarà la mia passione per il grunge, che inevitabilmente emerge nell’ascoltare l’aggressività di una chitarra ben distorta, una voce espressiva e tagliente, linee di basso profonde e ben definite e una batteria capace di dettare i tempi di ogni canzone, oppure sarà la forte influenza di tutti gli anni ’90 nella musicalità dei brani che mi riporta alla mia adolescenza.
Sta di fatto che i Monolith di Even More si sono distinti all’interno della mia vasta libreria musicale grazie alla loro “espressività” artistica: testi profondi e introspettivi; grande attenzione alla linea vocale; un basso dal ruolo centrale nelle composizioni, che si fanno più costruite e melodiche; chitarra rude, graffiante, ma allo stesso tempo poetica e una batteria massiccia.
Il quartetto di Pavullo (MO) incarna la tendenza musicale còlta dalle varie band in quegli anni e si dimostra capace di saper coadiuvare al meglio i vari aspetti dei generi dai quali si lascia influenzare.
Potremmo definire Even More un album anacronistico, discostato da una tendenza musicale sempre più vicina al pop e all’elettronica, ma proprio per questo lodevole e originale. L’intero lavoro presenta la capacità di confrontarsi con diversi aspetti della propria tavolozza musicale, presentando tracce più vicine al sound tipico di band come Alice in Chains e Soundgarden, legate in parte ad ambienti alternative metal, ma allo stesso tempo episodi più melodici e “classici”, maggiormente riconducibili ai Pearl Jam.
In generale, dunque, queste 9 canzoni sono capaci di rappresentare diverse facce della medesima band, quasi il significato stesso, Ancora di più, volesse farci intendere che i Monolith possiedono l’abilità di toccare e sperimentare mood sonori sempre nuovi e diversi.
Consiglio quindi a tutti gli amanti del genere questo lavoro, caldeggiando un attento ascolto di Cockroach, il piccolo capolavoro di Even More.