Molina and Johnson
s/t
(Cd, Secretly Canadian)
blues, folk, country
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Jason Molina e Will Johnson sono due scrittori/cantautori meglio conosciuti per i progetti Magnolia electric co. e Centro-matic , ma insieme riescono a tirar fuori un progetto molto interessante. Le protagoniste in assoluto di questo progetto, assieme alle voci in puro stile old blues, sono le chitarre acustiche, che lasciano talvolta qualche raggio d’azione a strumenti alternativi.
L’album si apre con Twenty Cycles to the Ground, con una leggera batteria che da il ritmo e con un Johnson che sembra cantare quasi con dolore, soffocando ogni singola parola in mezzo ai denti, arrivando ai finali di tono con pochissimo fiato.
Nonostante il lavoro rimandi atmosfere leggere e lente, dietro ogni brano c’è un lavoro molto intenso e forte, persino nelle tante differenze di sonorità.
L’ispirazione che trasuda da questo progetto rimanda certamente alle sonorità del genio di Neil Young.
Per ascoltare il primo duetto, occorre arrivare all’ascolto di Almost Let You In, una delle migliori tracce dell’album; anche perché al suo interno si denota una maggiore elaborazione musicale, con alternarsi di voci, piano in modalità echo, accordi acustici in espansione totale e la solita, leggera drum machine a fare da cornice.
In All falls together viene aggiunta la voce femminile, che rimanda ancora di più le sonorità tipiche dello slow country.
What You Reckon, What You Breathe mostra quella che è l’anima sofferente di Johnson, rafforzata da un violino che non cessa ad attutire l’atmosfera angosciante, mentre The Lily and the Brakeman segna uno dei momenti più positivi per la voce di Molina, sebbene la sofferenza e la desolazione non cessi mai di abbandonare la band.
C’è un continuo contrasto tra le immagini create dal duo, tra l’eco delle chitarre guida e la desolazione che si lascia trafilare all’interno delle anime degli autori.
L’album si chiude con Wooden Heart, all’interno della quale Molina da il meglio di sé, attraverso una acustica elettrificata, suonata con accordi semplici e scanditi, e che rimanda ancora le immagini di lande desolate e vuote.
Nel complesso, sembra quasi che l’uno completi l’altro: Johnson e Molina riescono a ricreare perfettamente quello che è stato un genere amato e d’ispirazione, nonostante per certi versi riescano a rendersi differenti rispetto a quello che è stato il più classico country-rock dopoguerra dei celebri Bruce Springsteen e Roy Orbison.
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