L’edizione 2012 del MIT – Meet in Town, festival dei nuovi suoni, si avvicina e dopo le date, arrivano anche i primi nomi presenti in cartellone. Per il terzo anno, l’8 e il 9 giugno tutti gli spazi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma saranno invasi da un evento ancora più ricco degli anni passati, fitto di ospiti internazionali, progetti inediti, realtà innovative in fase di emersione, tra sperimentazioni, teatro, video-arte e istallazioni audiovisive. Citando il grande Al Green, è “Let’s Stay Together” il titolo di questa edizione: un invito a condividere l’atmosfera unica e le vibrazioni positive che da sempre caratterizzano Meet in Town.
Un evento di respiro europeo, MIT, che in questa edizione sarà aperto venerdì 8 dal MIT Party: una serata di clubbing a posti limitati nel Garage Auditorium, dove, in una collaborazione tra MIT, Redbull Academy e Carhartt, tre dj di fama internazionale animeranno la grande festa che anticipa il festival vero e proprio. Un primo evento esclusivo, che intende trasformare lo spazio più underground dell’Auditorium in un vero e proprio club. Ancora venerdì 8, il party sarà preceduto nel pomeriggio da un incontro promosso da MIT e Redbull Academy, in cui il pubblico del festival potrà confrontarsi con gli artisti presenti nel corso della serata, il cui primo nome annunciato è quello del rivoluzionario DJ space disco Lindstrøm.
Tra i primi nomi nella line up del sabato, ancora molti fra gli esponenti più innovativi della scena elettronica internazionale. La rivelazione del 2011, James Blake, che – per la prima volta a Roma – si esibirà in un dj set; Atlas Sound e Darkstar, entrambi in esclusiva italiana a MIT. E poi tre esponenti, ognuno nel suo genere, dell’elettronica più volta alla sperimentazione degli ultimi anni: Machinedrum, Brandt Brauer Frick e Ghostpoet.
Di seguito, alcune informazioni sugli artisti finora presenti in cartellone:
JAMES BLAKE (Prima volta a Roma, sabato 9, Dj set)
A soli 22 anni, nel 2011, ha rivoluzionato il volto del suono elettronico contemporaneo. Una forza espressiva ed un coraggio compositivo, quelli di James Blake, che l’hanno portato, non solo, ad entrare nelle classifiche di mezzo mondo e a vincere premi prestigiosi, ma che sono anche riusciti a mettere d’accordo tutta la critica specializzata. Soul intimista su sfondo (misuratamente) dubstep. Manipolazioni di samples e micro-ritmi tra R&B e sporcature glitch. Tocchi di piano e falsetti commoventi. Un romanticismo spirituale e al tempo stesso ammaliante: minimale, eppure avvolgente
ATLAS SOUND (Prima volta in Italia, in esclusiva per MIT, sabato 9)
Atlas Sound non è semplicemente il progetto solista di Bradford Cox, voce e chitarra dei Deerhunter. Il suo ultimo album “Parallax”, sintesi di una sensibilità unica – tra rock ed elettronica – concepita tra le mura domestiche e poi resa ambiziosa in uno studio di registrazione, va sicuramente annoverato tra le gemme più brillanti del 2011. Sul palco da solo, con la sua chitarra acustica o elettrica e le sue macchine elettroniche casalinghe, arriva finalmente, per la prima volta a Roma in Italia.
DARKSTAR (In esclusiva per MIT, sabato 9, live)
I primi lavori di Darkstar, dal 2007 al 2009, escono su Hyperdub, l’etichetta di riferimento della scena dubstep inglese, per cui incidono anche i due profeti del genere Burial e Kode9. Nel 2010, al duo originario si aggiunge la voce di James Buttery e l’album “North” propone così una miscela di wave ed elettronica, immediatezza pop e linee vocali confezionate con perfezione chirurgica. Una mutazione naturale, che porta il trio ad allontanarsi dal dubstep e ad avvicinarsi all’elettronica contemporanea più raffinata. A quella di casa Warp, che ha voluto la band nella propria scuderia.
GHOSTPOET (Sabato 9, live)
Qualcuno l’ha già definito l’erede indiscusso di Mike Skinner. Non tanto per la musica – meno ballabile di quella di The Streets e più vicina alle luci ed ombre bristoliane – quanto per l’attitudine da cantastorie moderno. Poeta urbano venticinquenne, Obaro Ejimiwe aka Ghostpoet, è nato a Coventry, ma è a Londra che ha trovato la propria dimora ideale. Accento afro-cockney, metriche irregolari, storie di strada. Ma anche apnee elettroniche, beat glaciali e penombre fumose ed intense. Squarciate da una voce che fa (timidamente) eco a quella di Gil Scott-Heron.
BRANDT BRAUER FRICK (Per la prima volta in Italia, sabato 8, live)
Attraverso le ossessioni della disciplina tecnica dei berlinesi Kraftwerk e le composizioni pulsanti di Steve Reich, fino alla techno di Detroit di pionieri come Robert Hood e Jeff Mills, le influenze dei Brandt Brauer Frick squarciano trasversalmente tutta la musica occidentale contemporanea. I loro live si assestano in una dimensione totalmente nuova rispetto ai normali set techno. Trascendendo le aspettative del pubblico. Sia che esso si trovi tra le mura di un museo di arte moderna, che nelle sale stipate di un club berlinese.
MACHINEDRUM – Pt 1 in collaborazione con Radio (Sabato 9, live)
Travis Stewart, classe 1982, è uno di quei musicisti solitamente definiti come “precursori”. Uno di quelli capaci di avvicinare tra di loro generi come nessuno era mai riuscito prima. Dall’idm anni ‘90, evoluto nelle forme del nuovo millennio, al susseguirsi di sperimentazioni ambient ed abstract hip-hop, fino ad arrivare nel 2010 al progetto Sepalcure, vero e proprio laboratorio di ricerca post-dubstep. La corposa discografia di Machinedrum approda nel 2011 all’ultimo LP “Room(s)”, accolto come uno dei capolavori avant degli ultimi tempi, impossibile da inquadrare se non come uno degli album più interessanti dell’anno.
LINDSTRØM (Venerdì 8, live)
È il producer che nel 2008 ha rivoluzionato, definito, la space disco. Con “Where You Go I Go Too”, imponente manifesto della nuova musica del terzo millennio. Originario di Oslo, cresciuto con il country e la musica locale della sua Stavanger, Hans-Peter Lindstrøm ha una formazione atipica per un producer a cavallo tra house, electro e suoni cosmici. Il risultato, è immediatamente riconoscibile nelle sue produzioni, che lo hanno reso una figura di culto nella scena internazionale del clubbing. Percussioni, basso e chitarra armonizzate con mutazioni sintetiche e vagamente prog, in un suono che ha dell’universale, dell’onirico.
Come negli anni precedenti, è anche il modo di vivere e fruire gli spettacoli e i concerti il carattere specifico del festival. Un approccio che nasce dalla “rivisitazione” degli spazi di Auditorium, quella temporanea riscrittura della pianta funzionale ed emotiva del complesso, che alimenta un forte senso di libertà e condivisione.
MIT si svolge infatti in tutti gli ambienti del Parco della Musica: la Cavea e gli spazi all’aperto – quest’anno ancora più centrali rispetto ai precedenti – le sale, i foyer, gli ambienti espositivi…. Offre una pluralità contemporanea di esibizioni, espressioni ed emozioni e la possibilità di combinare tutto ciò liberamente.
“Let’s Stay Together” contiene anche un accenno antiretorico alla realtà sempre più complessa che circonda i gusci di piombo dell’opera di Renzo Piano. È un invito a partecipare al tentativo di costruzione di un’oasi artificiale d’immagini, suoni e relazioni.
MIT torna quindi ad un anno di distanza dall’edizione che ha rappresentato il salto di qualità definitivo di una sperimentazione nata 6 anni fa. Una rassegna prima, ed un festival poi, che è cresciuto nel tempo, fino a divenire uno dei punti di riferimento assoluti del panorama italiano ed internazionale.
Ricapitolando
MIT – Meet In Town
“Let’s Stay Together”
Auditorium Parco della Musica di Roma
Venerdì 8 – Sabato 9 giugno 2012
James Blake (Djset), Atlas Sound, Darkstar, Ghostpoet, Machinedrum, Brandt Brauer Frick e Lindstrøm i primi nomi della line up.
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