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Miseria Ultima: la recensione di Graygarden

I Miseria Ultima di Graygarden si muovono tra dark-electro e EBM, con guizzi creativi che strizzano l'occhio al grande pubblico dei dance floor.

Miseria Ultima

Graygarden

(Advoxya Records / Inverse Records)

dark-electro

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Miseria Ultima- la recensione di GraygardenProvate a fare una lista di artisti finlandesi che almeno una volta nella vita avete ascoltato, comprato e visto live e di sicuro vi verranno in mente pochi nomi, tutti facenti parte del mercato che spazia dal rock al metal, che si tratti di shock rock, death metal, symphonic metal o gothic rock; i ben noti The 69 Eyes, Nightwish, Children of Bodom o addirittura Him.

Concentratevi meglio, forse vi tornerà alla memoria un certo Ville Virtanen, noto come Darude, disc jockey e produttore discografico di musica trance, famoso soprattutto per “sandstorm”, un singolo che ha fatto il giro del mondo con 2 milioni di copie vendute a livello globale essendo anche l’incisione 12” più venduto nel 2000.

Ma la Finlandia, come altri paesi dai quali non ti aspetteresti di certo suoni cupi e malinconici (vedi Brasile o Messico), a volte stupisce, a tratti sorprende.

E’ il caso dei Miseria Ultima, usciti con un disco di inediti dal titolo Graygarden.

I Miseria Ultima nascono nel 2016 dalle menti di Aleksi Martikainen (vocals) e Kimmo Huhtala (synths).

La loro musica combina generi come dark electro e EBM più tradizionali con guizzi creativi e grande ritmo che li rende appetibili specialmente al grande pubblico dei dance floor.

All’inizio del 2017 esce la demo Unfocus, rilasciata solo in versione digitale ottenendo un buon riscontro di pubblico e critica, alla fine dello stesso anno il debut album Phosphor, che consente loro di realizzare una discreta presenza sui palchi finnici riuscendo ad uscire anche dai confini nazionali.

Ma veniamo al disco. Graygarden apre con Stone in the sky, brano tiratissimo incentrato sulla voce scura ed elettrificata di Aleksi che ci risucchia in un loop malefico e perdutamente oscuro.

Remote warning scorre senza troppe emozioni accentuando però la voglia di capire dove la band riuscirà a condurci nel proseguo dell’ascolto. Bayonet of her arms e Circuit in the scars, pseudo-ballad minimali, richiamano il sound ultra noto di vecchi successi di fine anni ’80, godibili malgrado la semplicità degli arrangiamenti. Let down e Inahle the fire le tracce più radiofoniche mentre Allegiance, forse il capitolo più riuscito dell’album, ci trascina in una palude di suoni che rendono omaggio alla trance classica ed alle band industrial degli anni ’90 e primi anni ’00.

Il disco si chiude con Temple behind, una hit senza se e senza ma, suoni intrecciati a regola d’arte, voce retrocessa che sposa ogni sfumatura del synth in primissimo piano, una vera e propria arrampicata tra le note, sufficiente per sentire, alla fine della traccia, il cuore in gola e i battiti accelerati.

I Miseria Ultima ci sono e si fanno sentire, di certo lontani dal capolavoro ma una cosa è certa,  suoneranno spesso nelle notti oscure del globo.

Sito: http://miseriaultima.com/

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Elisabetta Laurini
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