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Miriam Ricordi: recensione di Cibo e Sesso

Immaginando un ménage à trois psicofisico tra musica rock, cibo e sesso, la cantautrice abruzzese Miriam Ricordi manda alle stampe Cibo e Sesso: uno spartito rock & roll sanguigno, passionale e frizzante.

Miriam Ricordi

Cibo e Sesso

(Rodaus)

alternative rock, rock d’autore

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miriam ricordi recensioneA distanza di cinque anni dall’esordio discografico con Persuadimi, e immaginando un ménage à trois psicofisico tra musica rock, cibo e sesso, la trentunenne cantautrice abruzzese Miriam Ricordi manda alle stampe il suo sophomore album intitolato Cibo e Sesso, edito per l’etichetta Rodaus di Andrea Rodini e anticipato dall’uscita dei singoli Mi Esplode La Testa e Siamo Sordi Davvero.

La nuova fatica in studio di Miriam Ricordi, insieme alla sua band di supporto composta da Matteo Teodoro, Valerio Camplone e Luca Ricordi, si potrebbe riassumere nello slogan anthemico: “sesso, cibo, dopamina e rock & roll”. Il titolo della release, Cibo e Sesso, ci introduce in quello che è il comeback artistico “rock & food porn” della musicista pescarese, detta anche la “Joan Jett della costa Adriatica”, proveniente dalla stessa terra che ha dato i natali a uno dei personaggi più illustri e controversi della letteratura italiana come Gabriele D’Annunzio.

Miriam Ricordi si riaffaccia sulle scene musicali con uno spartito rock & roll sanguigno, passionale, frizzante, poliedrico, radiofonico e trascinante, tutto arrosticini, Montepulciano e testosterone, che amalgama le atmosfere del suo territorio e la tradizione di quel cantautorato rock tricolore di sponda meneghina a certe contaminazioni dal retrogusto internazionale di sponda Runaways e The Donnas, ostentando una scrittura in cui l’eros si fa parola e che ha come unica pretesa quella di divertirsi e far divertire, come quando si va a trovare un vecchio amico, cercando di scuotersi dal torpore dei vecchi retaggi e come terapia analgesica per affrontare le ansie del presente.

 

Le otto tracce che compongono l’ambiente tematico di Cibo e Sesso abbracciano sonorità elettrificate, dirette, melodiche, graffiate, agrodolci e accattivanti, cariche di pathos e ketoprofene e dal forte potere antiossidante: una cifra stilistica che, al netto dei cliché e dei doppi sensi sessuali che storicamente ruotano intorno al binomio cibo e canzoni rock, prende forma e sostanza dal connubio carnale tra le frenetiche e sensuali ritmiche disco-funk-rock di Venezia e Pronto Dottore (che rimandano all’Edda di Fru Fru), le fumosità afrodisiache del sax, gli urletti di memoria stonesiana e le trame più riflessive di ballad elettroacustiche, fino a toccare l’irriverente vena folk rock di Siamo Sordi Davvero, con quel suo attacco che fa eco all’incipit strumentale di Give Peace A Chance di John Lennon.

In questo scenario contemporaneo, sempre più intrappolato nella cornice dell’emergenza quotidiana, dove ogni attività sociale sembra aver smarrito qualsiasi forma di prospettiva e profondità, Miriam Ricordi riesce a liberare tutta la sua urgenza comunicativa, mettendo a nudo fragilità e disillusioni, e raccontando con cinismo, fantasia, libidine, vanità, malinconia, intimismo e carica animalesca, un intreccio di storie intrise di difficoltà sentimentali, glassate in superficie di trasgressione, ma che invece, sotto sotto, affogano in un bicchiere mezzo pieno di frasi fatte, di vite precotte e convenzioni sociali.

Addomesticando quei morsi nella pancia che oscillano tra pulsioni primordiali, spazi mentali ed istinti animali, e attingendo a una buona dose di ironia, leggerezza, e ad una libertà espressiva affatto scontata, Miriam Ricordi arricchisce il proprio perimetro cantautorale mettendo in musica quel legame simbiotico e inscindibile che unisce Cibo e Sesso, come facce della stessa medaglia, dove ordine apollineo e caos dionisiaco si rincorrono e danzano tra di loro come dervisci rotanti, in mezzo a quei bisogni necessari ed essenziali spesso messi in discussione e ostacolati dall’ipocrisia degli equilibri domestici.

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