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Miriam Mellerin: Il vizio

Da Pisa ecco i Miriam Mellerin col loro Vizio, tracce e lampi roventi e poetici che sfogano la loro disillusione concreta, la loro anima sbavata

Miriam Mellerin

Il vizio

(Arroyo/Master Music)

indie, noise

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[youtube id=”hxm7rb4ZpwE” width=”620″ height=”360″]

MIRIAM MELLERINConiugando rock, vene tirate, schizzi orientali, soluzioni di libertà espressiva, coscienza sviluppata e rabbie quotidiane, i pisani Miriam Mellerin tirano fuori un piccolo capolavoro “capovolto”, il secondo in curriculum (dell’album omonimo ci eravamo occupati qui), Il vizio, undici brani dall’hype impegnato e dal devastante impatto emotivo che arriva come un furore imprevedibile, tracce dal pathos pieno e gonfio, elettricità e cortocircuiti espressionisti che ti entrano dentro come un corpo contundente a notte fonda.

Sono in tre ma percuotono per mille, una formazione che con chitarre lancinanti, bassi riottosi e pelli fustigate a dovere, creano quella magnifica ossessione esasperata come solo chi crede nel verbo dissacrante del rock schietto e liberatorio sa fare, un disco efficace e che funziona “autonomamente” lontano dai consueti canoni sonori, credibilissimo quanto battuto e già proiettato in una dimensione oltre confine.

La sana follia dei Miriam Mellerin è contagiosa, grezza e perfettamente imperfetta, il loro è un kit completo sonico che, oltre ad essere registrato in presa diretta, è una istigazione virale allo sfogo sfrenato e meditante, e tracce percosse come come Mura domestiche, Notte, la kuntziana La città dei piccoli, l’equilibrio nevrastenico che echeggia tra le volte plumbee di Mantra e quel profumo orientale al vetiver che segna il passaggio dei due minuti e quarantanove sinuosi di Radici, sono gli attracchi mentali ideali a questo bel disco, un potenza disillusa, dolente, magnifica che vi renderà sazi di bellezza maudit.

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