Ministri
Fuori
(Cd, BlackOut/Universal)
alternative rock
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Dicono che quando si parla di cambiamento di una band si sottintende una maggiore maturità musicale: nel caso dei Ministri, che fanno ancora un inconsueto rock, il mutamento del nuovo album, Fuori, coincide con un approccio meno spigoloso e cattivo rispetto gli esordi, ma non meno ribelle.
I 12 brani di questa ultima fatica raccontano sfoghi verso una società malata che costringe ad una resa incondizionata mentre si è in trincea a combattere una battaglia incerta. Il desiderio è quello di salire su un albero, allontanandosi da ogni forma di conflitto, e sputare in faccia a chi, di sotto, vuole costringere la gente a vestire i panni del conformista, ad allinearsi e piegarsi.
L’apertura ritmata de Il Sole denota già un sound meno seducente di quello sentito nei precedenti album, con la seconda traccia, Gli Alberi, primo singolo estratto da questo album, che intende marcare senza fraintendimenti la nuova direzione intrapresa. Si torna a pompare un rock sanguigno con Noi Fuori e l’ottima Una Questione Politica, con un bel fruscio di chitarra a donare drammaticità al pezzo.
Il trio basso chitarra batteria approfitta di dare spazio a qualche arrangiamento elettronico in La Petroliera (il brano meno riuscito) e Tutta Roba, che rendono più melodica la composizione, senza sfiorare sofisticate armonie strumentali. Al fondo del disco qualche secondo di vuoto e poi ecco spuntare una traccia fantasma che andrebbe invece collocata bene in vista sulla tracklist iniziale.
Il risultato è un disco meno grezzo dell’esordio, una scrittura dei testi a immagini scontrose, un’amarezza più evidente rispetto alla rabbia di allora.
Chi si aspettava un disco ancora più adirato e viscerale deve attendere il prossimo, sempre che I Soldi Sono Finiti davvero e non sia arrivata l’ora di mantenersi con la solita musica. Dai Ministri non ce lo meritiamo, non vorremmo annoverarli nella lista delle promesse mancate.
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