Mimes of Wine
Apocalypse sets in
(Cd, Midfinger Records/Audioglobe)
indie
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C’è voluto un lungo travaglio per dare alle stampe questo album. Quattro anni in cui Laura Loriga ha sperimentato, viaggiato e soprattutto suonato dal vivo per dare forma a questa summa di influenze, dai posti in cui lei stessa ha vissuto (Bologna, Parigi e gli States) alle persone con cui ha collaborato (Enzo Cimino dei Mariposa, Francesco Begnoni e Zeus Ferrari). Dieci tracce nelle quali prende forma l’universo musicale di questa cantautrice italiana, sola (si fa per dire) con i suoi strumenti: il piano e la sua splendida ed incantevole voce.
L’album si apre con tre brani decisamente rappresentativi dello stile di Apocalypse sets in: in Julius atmosfere noise si fondono con il piano, l’elemento principe e imprescindibile; K ci culla tra repentini cambiamenti di ritmo, portabandiera dell’anti-banalità, mentre Bolivar si arricchisce delle sonorità della tromba, oltre che di rumori dal forte sapore contemporaneo.
Verso la metà, l’album tende a stabilizzarsi su questa modalità esecutiva, per poi riprendersi sul finale con brani come Long Lifting Road, dove chitarra e violino mi hanno ricordato i primi lavori di Cristina Donà, From a forsaken bow, che ci riporta ad echi decisamente più folk, ed infine Fishes, dove il piano viene contaminato da batteria, tromba e tastiere.
Non mi resta che elogiare quest’opera prima di Laura Loriga, uno degli esempi dell’eccellenza della musica italiana, perfettamente in grado di conquistare i mercati internazionali (perché non esistono solo Eros Ramazzotti e Laura Pausini). Certo, il cantato in inglese aiuta, ma il grosso del lavoro è tutto appannaggio della voce di questa cantante, facilmente accomunabile a quella di P.J. Harvey e della nostra Cristina Donà. Quando c’è tanta bellezza e raffinatezza, anche il testo passa in secondo piano. Sentiremo ancora parlare di lei, e non solo in Italia (a meno che il suo genio non venga fagocitato dalle stupide leggi di mercato).
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