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Meganoidi: la recensione di Mescla

Sempre capaci di reinventarsi e mettersi in discussione, anche dopo vent'anni di carriera. Ecco i Meganoidi e il loro settimo album, incentrato su sperimentazione e contaminazione.

Meganoidi

Mescla

indie-rock

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Meganoidi- la recensione MesclaL’ultimo decennio del secolo scorso ha visto sbocciare un bouquet di band indie che negli anni avrebbero dimostrato di sapere reggere al passare del tempo e delle mode. Tra queste spiccavano i Meganoidi, gruppo di Genova che ha portato lo ska al suo apice con l’album di debutto Into the Darkness, into the Moda. Vent’anni dopo, in una scena musicale che ha ben poco da spartire con quei lontani ’90s, il loro nome è ancora saldamente presente, sebbene il loro stile si sia modificato, evolvendosi verso una forma di rock più maturo.

Mescla incarna la predisposizione naturale del quintetto ligure alla sperimentazione: dieci tracce che parlano del loro modo di essere e che valorizzano il carattere funk (su tutti), rock ed energico del loro sound. Non per niente il titolo è una parola portoghese che sta per miscuglio, proprio come la contaminazione di influenze che fin dall’inizio ha caratterizzato il loro percorso.

Il settimo disco dei Meganoidi è incentrato sulla necessità di una continua ricerca interiore: un invito a lavorare su noi stessi per migliorare e per conoscersi. Un viaggio che assume una valenza epocale in questo periodo di grande intolleranza e paura. Rispetto agli esordi, i toni sono meno scanzonati e denotano la maturità degli artisti, da sempre attenti alla situazione sociale e alla condizione umana.

Mescla non deluderà i fans vecchi e nuovi della band. Brani energici con incursioni funk (Condizione e Non indugio), chitarre percussive e riff che procedono a ritmo serrato dall’inizio alla fine (Mescla), con un’attenzione costante ai contenuti. Un perfetto mix che di sicuro saprà dominare anche i palchi di tutta Italia (Coronavirus permettendo, ça va sans dire…).

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Simona Fusetta
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