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MaxPetrolio: Discussioni In Farmacia Con Animali Abili

Disturbante, lancinante, eccessiva, complicata. L’opera seconda del cantautore napoletano è una rasoiata secca nel ventre molle e putrido della società contemporanea. Musica per stomaci forti, a volte indispensabile, a volte no

MaxPetrolio

Discussioni In Farmacia Con Animali Abili

(Cd, Seahorse Recording/Goodfellas, 2008)

canzone d’autore

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petrolioDietro il moniker untuoso e maleodorante di MaxPetrolio si nasconde un giovane creativo napoletano non ancora trentenne, cresciuto all’interno del movimento d’avanguardia cittadino, che così descrive il perché del suo pseudonimo: “Il petrolio produce energia ma al contempo inquina la terra e le menti ed è oggi emblema della follia dei popoli e dei potenti che guidano il mondo, ridisegnandone i confini“.

Discussioni In Farmacia Con Animali Abili, la sua seconda, scomoda prova, giunge a distanza di due anni da “Tubi Sul Molo”, ed ha l’effetto di una doccia gelata che lascia davvero senza fiato. La scrittura evocativa e fuori dagli schemi, che ricorda vagamente una Carmen Consoli più intellettuale, basata su frasi lunghe, complicate e taglienti, declamate con voce impersonale e metallica, è sorretta da una struttura musicale piuttosto classica (basso, chitarre e batteria), benché scarna e desolante, con l’aggiunta di sottili trame elettroniche capaci di rendere il contesto, se possibile, ancora più cupo.

I dodici brani (tra gli altri, Acqua Depurata, Nella Pancia, Giugulare) tracciano un quadro urbano privo di ogni spiraglio di luce, in cui nessuna idea di futuro riesce a materializzarsi. Alla lunga, e questo è il (lieve?) difetto di queste Discussioni In Farmacia Con Animali Abili, l’ermetismo concettuale misto ad un’esecuzione eccessivamente distaccata e monocorde rischia di generare dall’altra parte altrettanta freddezza e diffidenza, inducendo a proseguire distrattamente nell’ascolto e senza troppa convinzione. Il pregio (grande?) del cd, invece, a parte un titolo geniale, è quello di essere schietto come pochi, capace di emanare un fascino decadente ed evocativo che tra colle, porzioni di vernici, balene imbottite di coloranti e anziani sventrati ci catapulta nel bel mezzo dell’Apocalisse, lasciandoci soli a contemplare le nostre macerie.

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Ivan Masciovecchio
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