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Maximo Park: Too Much Information

Too Much Information è il legame perfetto fra i primi lavori dei Maximo Park ed una nuova interessante identità. Da ascoltare ripetutamente per ritrovare il buon umore

Maximo Park

Too Much Information

(Daylighting)

indie rock

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[youtube id=”gfQbpunQ2WI” width=”620″ height=”360″]

Maximo Park: Too Much InformationA due anni di distanza dal deludente The National Health, arriva in questo inizio 2014, Too Much Information, quinto album dei Maximo Park.

Dopo un esordio col botto con gli album A Certain Trigger e Our Earthly Pleasures,  l’ispirazione di Paul Smith e compagni era andata gradualmente in dissolvimento, ma con questo nuovo lavoro son pronti a tornare alla grande fra le band indie di stampo british.

Give, Get Take, brano d’apertura è un tipico anthem alla Maximo Park, con le riconoscibili chitarre di Duncan Lloyd e ritmo abbastanza sostenuto, pronta a farsi cantare e ballare.

I primi due estratti dall’album sono invece atipici per la band e presentano un segno di svolta. Brain Cells è un ispirato midtempo che invade i territori degli scozzesi The Beta Band, mentre Leave This Island è una ballatona piena di synth ed è il primo brano dei Maximo Park in cui non c’è presenza di chitarre.

Uno dei pezzi che preferisco di questo Too Much Information è la “smithsiana” Lydia, The Ink Will Never Dry, seguita da My Bloody Mind, punta di diamante dell’album, piena di atmosfere vintage e caratterizzata da una coda di piano davvero magica.

Se le atmosfere wave di Is It True possono essere anche trascurate, Drinking Martinis affascinerà con le sue sonorità alla Interpol.

Her Name Was Audre, ispirata alla poeta femminista statunitense Audre Lorde porta l’unica vera scarica di energia che ricorda i primi Maximo Park. Where We’re Going fa invece da contrappeso ed è un fulgido esempio del nuovo corso della band.

Non so se i fans della prima ora ameranno questo lavoro; la cosa certa è che non si possono ripetere all’infinito certe sonorità ed è del tutto naturale una svolta. I Maximo Park lo fanno nel modo più dignitoso possibile, rinnovandosi ma senza abbandonare le origini. Un abbondante mezz’oretta di musica intrigante e spensierata che consiglio a tutti gli amanti dell’indie.

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Fabio Busi
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