Massimo Volume
Hiroshima Mon Amour, Torino, 13 dicembre 2013
live report
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Si sono fatti attendere, ma come al solito non hanno deluso le aspettative. Sebbene la data torinese dei Massimo Volume all’Hiroshima Mon Amour sia stata relegata alle ultime battute di questa prima parte di tour, la capitale piemontese si è dimostrata ancora una volta roccaforte del quartetto bolognese. Ormai tra le prime file non ci sono più solo i fans storici, quelli folgorati sulla via di Damasco da Il primo Dio o Fuoco fatuo, ma anche le nuove leve, quelli che con Cattive abitudini e Aspettando i barbari hanno scoperto una nuova realtà. E quando alle 22.30 salgono sul palco i The death of Anna Karina, il locale è già pieno e in trepidante attesa.
Trovare un opening act in linea con lo stile di Clementi e soci non è certo facile. I Bachi da Pietra, duo toscano che li ha accompagnati per buona parte dei live 2010/2011, rappresentavano una soluzione perfetta. Bissare non era impresa da poco. Ma i The death of Anna Karina si sono rivelati l’ennesima scelta azzeccata. Una linea vocale recitata, più che cantata e sonorità che tendono all’hardcore: il Teatro degli Orrori incontra i Linkin Park. Una sezione ritmica fortemente spinta e livelli del suono all’estremo, che però hanno compromesso la comprensione dei testi.
Alle 23.30, con il loro stile asciutto ed essenziale, i Massimo Volume si palesano e danno inizio al loro set sulle note di Dymaxion song. Inevitabile l’apertura con un estratto di Aspettando i barbari, sesto lavoro in studio della loro carriera; interessante invece notare la scelta di non riproporre l’exploit del tour precedente, in cui le canzoni erano riprodotte nell’esatta sequenza con cui comparivano sul booklet. La notte e Aspettando i barbari pervadono la Sala Majakovskij mentre sullo sfondo vengono proiettate immagini spesso indistinte, a tratti più nitide, intervallate dal quadro di Ryan Mendoza, gentile omaggio dell’artista nonché copertina della loro ultima uscita discografica.
Litio e Le nostre ore contate fanno capolino per poi lasciare di nuovo spazio a Il nemico avanza e al nuovo indirizzo intrapreso dal sound del gruppo, più freddo e stridente, distorto nelle chitarre, moderno ma sempre molto personale. Vic Chesnutt si fa ancora più greve dal vivo, con le due linee di basso suonate da Emidio e Stefano e la sola chitarra di Egle, impregnato in diversi frangenti anche nei cori. Un lungo intro strumentale preannuncia Fausto, pezzo dedicato al cantautore Fausto Rossi, seguito da Da dove sono stato, brano di chiusura sia dell’album sia del live: una dedica a tutto il pubblico e un perfetto commiato per questa prima parte.
La band rientra per una serie di bis, come sempre improntata sui classici del passato, che si apre proprio con una delle canzoni più rappresentative della loro carriera, Il primo Dio. Sotto il cielo sfuma in un outro strumentale libero e con Altri nomi a uno a uno Stefano Pilia, Vittoria Burattini, Egle Sommacal e Mimì Clementi salutano e si congedano.
Richiamati fuori a gran voce, c’è ancora tempo per Fuoco fatuo e Ororo. Diretti, semplici, magnetici: i pezzi dei Massimo Volume ti entrano dentro con un suono o una semplice parola. Dal vivo, ça va sans dire, la loro essenzialità arriva regalando tutto quello che una performance può desiderare, niente di più, niente di meno. Li staresti ad ascoltare per ore, e il mattino dopo ricominceresti da capo. Imperterrito. E non è solo una questione di bravura, ma un mix di tratti distintivi e peculiari, che negli anni hanno fatto di loro un punto di riferimento della scena indipendente nostrana.
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Setlist:
– Dymaxion song
– La notte
– Aspettando i barbari
– Compound
– La cena
– Litio
– Le nostre ore contate
– Dio delle zecche
– Il nemico avanza
– Vic Chesnutt
– Silvia Camagni
– Fausto
– Da dove sono nato
Encore:
– Il primo Dio
– Sotto il cielo
– Coney Island
– Senza un posto dove dormire
– Altri nomi
Encore 2:
– Fuoco fatuo
– Ororo
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