Massimo Volume
Torino, Hiroshima Mon Amour, 18 novembre 2010
live report
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Da sempre i torinesi vantano la nomea di zoccolo duro dei sostenitori dei Massimo Volume, che negli anni hanno saputo ricambiare quest’incondizionato affetto scegliendo Torino come location di eventi importanti.
Proprio la capitale piemontese ha visto il loro grande ritorno sulle scene dopo anni di silenzio. Era il 2008, il palco quello del Traffic Festival: sembrava dovesse trattarsi di un episodio isolato, di un’occasione per riproporre i pezzi dei 4 album realizzati tra il 1993 e il 1999. Ma davanti a tanto coinvolgimento da parte di un pubblico che non li aveva mai dimenticati, la band ha deciso di rimettersi in gioco. E’ seguito un tour, un disco dal vivo e infine nell’ottobre 2010, un nuovo album: Cattive abitudini.
Dopo l’anteprima di Ferrara, parte ufficialmente dall’Hiroshima Mon Amour di Torino questo primo assaggio di tour promozionale. Aperti dal live dei Bachi da Pietra, poco dopo le 23 Emidio Clementi, Vittoria Burattini ed Egle Sommacal, nucleo storico della band, salgono sul palco insieme a Stefano Pilia, nuovo e fenomenale – se mi consentite la banalità del termine – chitarrista, entrato a far parte dell’organico da quel famoso 2008. Ad attenderli, una sala zeppa di persone, tanto da creare coda al botteghino. L’attaccamento dei torinesi di cui sopra, appunto.
Una dopo l’altra, si alternano tutte e 12 le canzoni di Cattive abitudini, nell’esatta sequenza con cui si presentano all’ascolto su cd. Si apre quindi con Robert Lowell, omaggio al poeta americano, un concerto in puro stile MV: asciutto, senza troppi fronzoli, solo musica e parole, a volte sussurrate come in Mi piacerebbe ogni tanto averti qui (uno dei brani più intimi e privati), a volte urlate, come in Fausto e Le nostre ore contate. Emidio Clementi non accenna un movimento del volto o una parola in più di un semplice ma sentito grazie. Non sembra neanche la stessa persona che dopo i live o ai festival si lascia avvicinare per una chiacchierata o una battuta, affabile e sorridente.
In base alla logica di cui sopra, la prima parte del concerto si chiude con In un mondo dopo il mondo. Alla breve uscita di scena, seguono alcuni dei brani che hanno caratterizzato la storia dei Massimo Volume, e sui quali il pubblico va letteralmente in visibilio: l’immancabile e superba Il primo dio, insieme a Il tempo scorre lungo i bordi e Fuoco fatuo, rappresentano la prima tranche di encore. Richiamati a gran voce sul palco, il gruppo torna per due pezzi tratti dal primo album, Stanze, recentemente ristampato: Vedute dallo spazio e Ororo.
Un’ora e mezza di musica potente e vibrante, espressione e veicolo di parole dense di significato, mai casuali o banali, specchio della nostra esistenza, delle nostre esperienze, di quelle “cattive abitudini quasi sempre appagate”. Ancora una volta, sul palco come su disco, i Massimo Volume rapiscono e incantano, offrendo una lucida e spietata disamina dell’uomo e della sua natura.
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