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Massimo Volume: Bologna Nov. 2008

I Massimo Volume si riaffacciano sul circuito discografico in modo meravigliosamente anomalo. Nessuna concessione alle più becere scelte di marketing, consueta ed intensa dose di emozioni da parte di Clementi e soci

Massimo Volume

Bologna Nov. 2008

(Cd, Mescal)

indie rock, spoken words

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massimo volume Bologna nov-1.2008La tentazione di fare un copia-incolla dalla cartella stampa è fortissima. Un po’ perché in quelle note sono sintetizzate alla perfezione le motivazioni di questo album, un po’ perché scrivere di un vecchio amore è sempre difficile.

Ma il senso del dovere mi frena e mi limito a riportare le prime tre righe, indispensabili per introdurre all’ascolto del cd: «pubblicare un disco live dopo sei anni di inattività rappresenta per noi la maniera migliore di riprendere il filo del discorso, convinti che nulla è andato perduto nella nostra poetica e nel nostro modo di fare musica».

E per chi, come me, ha assistito a qualcuna delle date che hanno visto il ritorno sul palco dei Massimo Volume sarà facile capire che queste note travalicano la retorica e la circostanza: l’album è specchio fedele della tensione emotiva che dai quei palchi si sprigionava.

Non è un’operazione di marketing: il quartetto capitanato da Emidio Clementi avrebbe potuto benissimo pubblicare una selezione di brani estratti da tutte le date del tour, scegliendo le esecuzioni migliori e più ammiccanti. Invece i Massimo Volume hanno deciso di dare alle stampe un sunto della prima apparizione pubblica successiva allo scioglimento. Operando delle scelte impopolari: come estromettere dalla scaletta la quasi totalità dei brani del ricercatissimo album Stanze che pur erano stati eseguiti nel corso della tournée (sopravvive alla selezione la sola Ororo), come tagliare dalla tracklist una canzone-manifesto quale Stagioni.

Eppure l’emozione rimane intatta: si percepisce integralmente la tensione di quelle date invernali, sembra di essere di nuovo in prima fila all’ascolto delle note struggenti di Atto Definitivo, Il Primo Dio, La Città Morta.

La resa acustica è ottima. Forse si tratta di un album per fan accaniti, o – al limite – per neofiti che vogliono approcciarsi con un’ottima selezione di quanto prodotto dall’ensemble emiliano nel corso della sua breve carriera discografica. Ma noi sentiamo di consigliare l’acquisto del cd a tutti. Perché siamo stanchi di novità.

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