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Mark Knopfler: Get Lucky

Il sesto album solista di Mark Knopfler ci consegna un artista maturo e low profile, quasi per nulla imparentato col sé stesso di non molti anni fa

Mark Knopfler

Get Lucky

(Cd, Mercury)

folk, pop

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mark_knopfler_get_luckyAmmetto senza remora alcuna di non essere mai stato un fan dei Dire Straits e di conoscere molto sommariamente la carriera solista del loro frontman.
E probabilmente questo è il segreto che mi ha permesso di apprezzare il nuovo album di Knopfler.

Chi si aspetta una replica dei celeberrimi riff di Sultans Of Swing o Money For Nothing, oppure le zuccherine suggestioni di Romeo And Juliet e Brothers In Arms, farebbe meglio a rivolgersi altrove: il Mark Knopfler del 2009 è un cantautore elegante che prende le sue ispirazioni dal folk e dal blues, che sfoggia una calda voce da crooner e che predilige le atmosfere acustiche a quelle del pop rock.

La scelta del singolo, il brano che dà il titolo all’album, è in questo senso emblematica: un intenso profumo di folk anni ’60 che nulla ha di radiofonico o ammiccante. C’è qualche momento elettrico, certo: ma se il blues di You Can’t Beat The House pare funzionare, Cleaning My Gun e The Car Was The One sembrano i più evidenti passaggi a vuoto di un album che si nutre di ben altre sonorità.

Piacciono i momenti di ispirazione celtica, in particolare l’opener Border Reiver che riesce a coniugare melodie squisitamente pop con arrangiamenti strumentali che discendono direttamente dal più classico folk irlandese. Il lavoro di Knopfler attinge a piene mani dal passato, come nei toni soffici di pianoforte ed archi dagli echi sixties di Hard Shoulder o nel bozzetto acustico Monteleone, la cui costruzione armonica rimanda alla canzone tradizionale francese.

I fan di vecchia data apprezzeranno probabilmente la stucchevole Remembrance Day, ma i momenti migliori sono da cercarsi negli epici toni scuri di Before Gas & TV, nelle atmosfere crepuscolari di So Far From The Clyde e nell’agrodolce trama di violini di Piper To The End.

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