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Marco Sysma: recensione di Rock’n’Roll Will Never Die

Con Rock’n’Roll Will Never Die Marco Sysma rischia davvero grosso. Si mette in gioco, questo sì, e gli va dato il giusto credito.

Marco Sysma

Rock’n’Roll Will Never Die

indie-rock

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Personaggio bizzarro questo Marco Sysma: polistrumentista innamorato, a suo dire, di Beatles, Siouxsie & The Banshees, Sex Pistols, The Clash, Paul Heaton, Bob Dylan, The Belly, Throwing Muses, Taylor Swift, Joy Division, Green Day, Avril Lavigne, Toyah, Kate Bush e chi più ne ha più ne metta.

Siete incuriositi? Bene, perché di un buon 90% di queste ispirazioni in questo Rock’n’Roll Will Never Die, apparentemente non c’è traccia.

Procediamo con ordine. Stando alle poche notizie a disposizione, Marco suona tutti-o quasi-gli strumenti e si occupa di ogni fase della produzione.

Dalla composizione alle liriche, giù giù fino al packaging grafico. Dal titolo sarebbe lecito aspettarsi un’esplosione di chitarre e batterie pestate a sangue, invece ecco servita una ballata barrettiana e una voce che a tratti ricorda persino il buon vecchio Marc Bolan prima che eliminasse le lettere “yrannosaurus” dal nome dalla band.

Se Lighthouse nelle intenzioni voleva essere un faro per guidare il recensore nell’ascolto, ecco che ci troviamo in alto mare.

I’m Still In Love With You ha un attacco decisamente rock’n’roll, salvo poi prendere varie direzioni. Tanto per dire, nel ritornello io ci sento pure una spruzzata di Cyndi Lauper…

Without Asking Me Nothing ha un inizio da classica ballata sixties ma in alcuni passaggi potrebbe essere persino essere scambiata per una b-side dei Pixies.

Confusi eh? È giusto.

La ballata Dream Of Me ospita la voce femminile di Christine Corless. In We’ve got the beat il tema sembra (finalmente) non essere l’amore, tema ampiamente sviluppato finora.

Tranquilli, la folk song Standing Alone rimette le cose a posto.

I Could Do The Right Thing alza un po’ il tiro, ma ecco un’altra ballad (ll finale di Streets of Silence meriterebbe una maggiore coesione tra i vari strumenti).

R U Becoming My Girl Tonite parte con un po’ di sanissimo noise, salvo poi rientrare nel canoni della lovesong, seppur sporcata da una drum machine leggermente off che gli fornisce un minimo di fascino deviante.

A questo punto tutto ci si può aspettare, tranne l’ennesima ballad. E invece. And I Believe in you.

Peccato per il malcapitato recensore, che a questo punto non solo è in alto mare, ma neanche sa che pesci prendere. Cercare informazioni nella rete, inoltre, non è per nulla d’aiuto.

Marco Sysma fa sul serio? L’opera di Ligabue (il pittore) in copertina avrebbe messo in allarme chiunque, ma la sensazione di smarrimento cresce col susseguirsi dei brani.

Laura Sorays è un’altra canzone a tema “amore a distanza”, a giudicare dai riferimenti alla luna nel cielo e alla Nuova Zelanda.

The Way è – a personallissimo giudizio – la canzone più ‘a fuoco’ di tutto l’album, malinconica e introspettiva quanto basta, con un ritornello davvero azzeccato.

I Want You è l’ennesima ballad semi-acustica. Why not, punk pop in perfetto stile Green Day a tema-indovina un po’-l’amore, che chiude questa fatica firmata Macro Sysma.

Che dire? Ci sono voluti più e più ascolti per raggiungere una certa obiettività nel recensire questo Rock’n’Roll Will Never Die, in cui Sysma rischia davvero grosso. Si mette in gioco, questo sì, e gli va dato il giusto credito. Del resto “rock’n’roll can never die” fa storicamente rima “there’s more to the picture than meets the eye”. Purtroppo, nell’impietoso mare in cui in questo nuovo secolo i musicisti sono costretti a navigare, ci vorrebbe davvero una Lighthouse. Meglio non navigare a vista e magari circondarsi dei giusti compagni di viaggio.

https://www.marcosysma.com/

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