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ManzOni

Prima di ascoltare il disco dei ManzOni, procuratevi una lanterna ad olio e molti fiammiferi. Perché lì dentro è buio, molto buio

ManzOni

ManzOni

(CD, Autoproduzione)

post rock

[starreview tpl=16]
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manzoniLo scopo principale di un film di paura è quello di spaventare. Se lo fa in maniera intelligente tanto da farvi stare fermi sulla poltrona del cinema o sul divano di casa, se crea la tensione sufficiente a farvi girare di scatto per un rumorino impercettibile alle vostre spalle, se alla fine ti lascia uno stato di ansia che permane per almeno una settimana, allora è un capolavoro. Se invece vi fa ridere per l’assurdità delle situazioni o della recitazione, allora è una bufala.

Così è il disco di ManzOni. Dipende dalla vostra indole. Se volete un disco che vi deprima ad ogni ascolto, allora, per voi, questo disco è un capolavoro.

Suonato in maniera eccellente da una formazione composta da quattro chitarristi, la parte ritimica affidata ad una batteria suonata dai chitarristi stessi, o talvolta solo a loop,  cantato (cantato?) da Gigi Tenca, l’autore di tutti i testi.

Non c’è speranza, non c’e amore, nelle parole di Gigi. Solo rabbia e disillusione, sentimenti che sento in lui sinceri, e non finti come quelli dei ragazzini che raccontano nelle loro canzoni di avere un’anima stracciata dall’amore non corrisposto. Quei pochi brandelli di anima rimasti nel corpo di Tenca, totalmente immersi nel vino, sono sinceri. Il suo modo di cantare non mi piace, ma è efficace, forse i puristi si inalbereranno quando scriverò che a me sembra un Vasco Rossi coerente. Ovverosia se il modenese, che si contende il primo posto nell’immaginario collettivo con un reggiano, avesse condotto coerentemente la sua vita, adesso scriverebbe questi testi e li canterebbe allo stesso modo di Gigi.

Duale, così definisco questo disco: sul piano musicale è bellissimo ed emozionante. Sul piano del cantato e dei testi, non è il mio disco dell’anno.

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Antonio Viscido
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