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Lunatic Soul: II

Dopo il viaggio verso la tenebra, torna Lunatic Soul di Mariusz Duda per continuare il suo cammino, questa volta verso la vita. II racchiude post-progressive, ambient e post metal in una affascinante esplorazione degli abissi della introspettività

Lunatic Soul

II

(Cd, KScope)

post-progressive

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lunatic-soul‘Fin dall’inizio ho pensato che i primi due album sarebbero stati un “dittico”, come due parti di una stessa opera artistica: una bianca ed una nera. Nessun titolo, solo il nome e il logo. Il “black album” e’ un viaggio verso il lato oscuro, verso la morte, mentre il “white album” e’ il viaggio verso la vita.’

Così Mariusz Duda descrive il secondo lavoro di Lunatic Soul, progetto solista del cantante e bassista polacco. Nonostante si proponga come un solitario itinerario introspettivo, Duda si avvale di alcuni compagni di viaggio per riscoprire la sua anima progressive (più volte manifestata nel suo lavoro con altri gruppi come Indukti e Riverside).

Lunatic Soul si discosta però dal prog-metal per immergersi completamente in una dimensione più intima, non mancando però di accenni ruvidi e vagamente tribali. Mariusz Duda ripercorre nuovamente le gesta dei Riverside, anche se in chiave più malinconica e sperimentale. Il poliedrico musicista si abbandona in un gioco di sonorità folcloristiche ed acustiche tanto che l’album segue le gesta del suo predecessore, immergendosi nei profondi abissi dell’animo umano raggiungendone i fondali. Partendo dal titolo emblematico “II”, l’opera compie un viaggio non scevro di interessanti sorprese, in cui la celebrazione della vita è esemplificata dalle melodie oniriche e stratificate.

Lo prova pienamente il pezzo di apertura, In-Between Kingdom, in cui gli strumenti regnano in una degna introduzione ricca di echi evocativi e percussioni tribali. In Otherwhere la voce di Duda accompagna una struttura musicale semplice ma carica di significato, enfatizzando la ricerca della perfezione nelle armonie vocali. Accenni elettronici sono ravvisabili in diverse canzoni del disco accanto ad atmosfere ambient e brani più vibranti. Si tratta di un uso centellinato e spesso impercettibile, come quello di Limbo, in cui le sonorità tribali sono condensate in poco meno di due minuti. Brano evocativo è Suspended in Witnesses, in cui le atmosfere impalpabili si sposano con la voce cristallina di Duda. In conclusione compare un brano stilisticamente diverso dai precedenti, Wanderings, dalla struttura lineare scandita da batteria elettronica e la parte vocale.

Un ottimo album che risente delle influenze degli Anthema e dei Dead Can Dance, nelle sue melodie malinconiche ed intime, strizzando l’occhio alle performance acustiche di Steve Wilson.

Un’interessante prova per Lunatic Soul di Mariusz Duda, che nel secondo atto riscopre la sua voglia di sperimentare nel puro campo del progressive, confezionando un prodotto che soddisferà i fan del genere. Il che potrebbe spaventare inizialmente chi si approccia per la prima volta alla musica progressiva, ma non è certo un buon motivo per non esplorare nuove sonorità.

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