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Lorde: recensione di Solar Power

La popstar neozelandese Lorde torna con il suo terzo album Solar Power, discostandosi da quel sound sintetico delle precedenti release per abbracciare sonorità folk acustiche.

Lorde

Solar Power

(Universal Music, Republic Records)

indie pop, indie folk, urban synth pop

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lorde-recensione-solar-powerDopo quattro anni di inattività dalla pubblicazione del suo sophomore album Melodrama, la popstar neozelandese Ella Yelich-O’Connor, in arte Lorde, manda alle stampe il suo terzo lavoro in studio intitolato Solar Power, anticipato dall’uscita della titletrack e del singolo Mood Ring.

Sono passati già otto anni dal successo planetario ottenuto, a soli 16 anni, con il disco d’esordio Pure Heroin; album che ha lanciato la giovanissima cantante di Auckland nel firmamento discografico pop, facendo sì che diventasse una delle artiste teenager più acclamate in tutto il globo, nonché voce di un’intera generazione.

Già insignita di innumerevoli e prestigiosi riconoscimenti e certificazioni in ambito mainstream (tra Grammy Award, Brit Award, Billboard Music Awards, MTV Music Awards, dischi di platino, milioni di copie vendute in tutto il mondo, oltre un miliardo di stream sulle piattaforme digitali e un paio di Champions League), Lorde, oggi 24enne, continua ad alimentare e rinfrescare quella che è la sua parabola ascendente, proseguendo su quella linea compositiva leggera, onirica, radiofonica e dal gusto retrò, grazie anche al rinnovato sodalizio artistico con il produttore e musicista Jack Antonoff, ma senza dare troppi punti di riferimento e, soprattutto, senza l’inclinazione frenetica delle aspettative.

Nei dodici brani inediti che accompagnano questo nuovo capitolo musicale, Lorde conferisce maggior ampiezza e respiro al suo mood espressivo: da un lato, prendendo le distanze dai melodrammi adolescenziali dell’età dell’innocenza (in teoria) e dai sintetici e austeri toni new wave delle precedenti release, e dall’altro abbracciando tappeti sonori acustici new age e ballad per chitarra folk, sprigionando atmosfere rarefatte e vellutate chill out, oltre a certe riverberazioni jingle-funky dal passo candido e malizioso (così come illustrato nell’artwork) e con una sensibilità melanconica alla Lana Del Rey.

Solar Power simboleggia un concept spirituale ed ambientalista (complice anche un viaggio compiuto in Antartide nel 2019, documentato in un libro fotografico), permeato di una luminosa aura sciamanico-solare e mitigato da quella che è ormai la riconoscibile identità timbrica di Lorde, in quel lamento pastoso fatto di vibrazioni vocali sussurrate, sognanti, riservate, raffinate, narcolettiche e seducenti, sebbene, in alcuni passaggi del disco, l’eccessiva sovrastruttura corale rischi, oltremisura, di risultare monotona e ridondante.

Solar Power, quale metafora del sole, emana tutti i profumi, i colori e i sapori di un frutto maturo, mettendo in rilievo quella che è la stagione della rinascita interiore ed esteriore per eccellenza, nel desiderio di ri-entrare in sintonia con le microparticelle naturali del cosmo, facendo a meno del materialismo tentacolare della contemporaneità e ballando a piedi scalzi intorno a un falò, quasi a voler parafrasare la cultura flower power californiana degli anni ’60.

La titletrack assume i connotati di un vero e proprio risveglio yoga muscolare en plein air: nel videoclip si vedono muse greche che danzano leggiadramente sulla sabbia dorata di spiagge neozelandesi, circondate da note acoustic folk che rimandano a Freedom di George Michael e Right Thing dei Simply Red, raggiungendo l’apoteosi ascetica nel ruffianaccio finale beatlesiano di rimando Hey Jude.

 

È, dunque, questo il sacro ritmo del sole di Lorde; una sorta di inno al “be positive”, al “mens sana in corpore sano”, un sabba esoterico di sensazioni ed emozioni moderatamente gioiose, ma al tempo stesso contagiose come un virus benefico, come un sentimento sopito che si rigenera dall’energia terapeutica di quei raggi solari che, sin dall’antichità, nutrono, proteggono, riscaldano e illuminano la Terra.

“Odio l’inverno, non sopporto il freddo”. Con queste parole, Lorde racconta l’inizio di questa nuova esperienza. Beh, suggerirei a Ella Yelich-O’Connor di non preoccuparsi più di tanto: grazie al surriscaldamento globale, gli inverni saranno via via sempre meno freddi e le estati sempre più roventi.

https://www.facebook.com/lordemusic

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