Ligabue
Mondovisione
(Zoo aperto)
pop-rock
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Dopo il polverone di polemiche sollevato sull’ultima uscita di Ligabue, Mondovisione, è già al primo posto delle vendite su iTunes e alcune date del tour di promozione che inizierà il 30 maggio a Roma hanno già fatto sold out.
Tre anni sono passati da Arrivederci, mostro! ma l’attesa è decisamente valsa: tra interviste e conferenze stampa, i giornali ne parlano da tempo, ma quello che sembra più interessare è il carattere apparentemente politico dell’album.
Sebbene non ci sia nulla di male a produrre della musica che parli di politica, Mondovisione è però più dentro l’attualità e dentro il ritratto di quello che il Paese sta attraversando e ben poco ha di politico. Lo stesso cantante ha più volte dichiarato di come le sue canzoni vogliano trasmettere dei sentimenti parlando del “qui e ora” ed offrire una visione del mondo così come lo vediamo noi ogni giorno attraverso i nostri occhi e così come lui lo vede attraverso i suoi ricordi. Infatti c’è molto di personale nei testi, da episodi della sua vita all’esperienza del terremoto in Emilia, sua terra natale, che lo ha particolarmente toccato (La terra trema, Amore mio). Il carattere personale e quello in parte negativo della visione del mondo in cui viviamo si evince anche dalla copertina del disco: un globo accartocciato su se stesso e tinto di colori cupi che fa da sfondo al titolo scritto con gli stessi caratteri di Carosello, il famoso programma di pubblicità che Ligabue seguiva da piccolo.
L’album era già stato anticipato dal singolo già uscito la scorsa estate Il sale della terra, uno dei più trasmessi dalle radio in questo periodo, ed ha già in sé l’indignazione nei confronti dell’esercizio del potere.
Il muro del suono è un manifesto rock e chiarifica dall’inizio che quello che la band si è proposta di ricercare è un suono vero, che a Liga sta a pennello e che, contornato da quel pizzico di cinismo e rabbia, <<rende davvero figo il lavoro del rocker>>. Il rock infatti non manca e lo dimostrano brani come Ciò che rimane di noi e Con la scusa del rock’n’roll con tutta la sua energia.
Anche questa volta la libera interpretazione dell’ascoltatore viene sollecitata più volte: diversi sono i modi in cui i testi possono esser letti (Il volume delle tue bugie gioca ad esempio sulle varie accezioni del termine “volume”) e questo conferma l’intenzione che vi è nel cantautorato di Ligabue di voler rendere le proprie parole universali, ma alcune canzoni non possono che trasmettere un’evidente apertura interiore dell’artista. In questo senso colpiscono Per sempre e La neve se ne frega, una delle tracce più riuscite del disco, che conquista al primo ascolto e riporta la mente ad uno dei romanzi pubblicati dall’autore con titolo omonimo. Non c’è dubbio, l’amore è presente in tutte le sue facce e viene trasmesso dal sound sia con un’inconfondibile grinta che con toni da ballad più lenti (Sono sempre i sogni a dare forma al mondo).
Tra i 14 brani due sono solo strumentali: Capo spartivento e Il suono, il brutto e il cattivo dove chiaro è il riferimento alla melodia di Morricone.
Ogni canzone può regalare dunque un messaggio che ha risonanza immediata e che non pretende di cambiare lo stato delle cose: Ligabue sentiva di avere una responsabilità, quella di fondere coraggio e spingere alla speranza in cui lui crede ancora. E con un lavoro straordinario ci è riuscito benissimo.
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