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Le Luci Della Centrale Elettrica: recensione concerto di Roma (17 marzo 2011, Circolo degli Artisti)

Secondo appuntamento romano con Le Luci Della Centrale Elettrica. Il progetto del cantautore Vasco Brondi offre un concerto tagliente, complicato e intenso. La cronaca, la recensione e la scaletta del concerto

Le Luci Della Centrale Elettrica

Roma, Circolo Degli Artisti, 17 marzo 2011

live review

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le-luci-della-centrale-elettrica-recensione-concerto-roma-circolo-17-marzoArriviamo tardi in una sala strapiena, calda e resa nebbiosa dal fumo di sigarette. Ma già alle prime note tutto questo perde importanza, per trascinare a forza in un concerto intenso; la musica e i testi del cantautore Vasco Brondi, ferrarese, in arte Le Luci della Centrale Elettrica, dal vivo sono molto più incisivi e ruvidi che non su disco.

A cantare e suonare è un nervo scoperto, che appiccica insieme brandelli di interiorità, visioni apocalittiche viste sui giornali, paranoia, inquietudini, prese di posizione politiche, scorci di città grigie, indaffarate e dolenti.

Nonostante il set sia stato abbastanza breve, è proposto quasi integralmente l’ultimo album, Per Ora Noi La Chiameremo Felicità, un pugno di pezzi dall’esordio Canzoni Da Spiaggia Deturpata, e la cover di Trafitto dei CCCP. Lo spazio è lasciato totalmente alla musica, sono i brani a parlare, il resto è stringata compostezza.

I brani delle Luci Della Centrale Elettrica sono un calderone ribollente e venato di sofferenza, e dal vivo sono particolarmente coinvolgenti, evocando una galleria di immagini che dà una sensazione di spaesamento, come se si facesse zapping durante l’ora del telegiornale; quello che si vede sembra restare confuso e incomunicabile, ma comunque imprime delle immagini vive e toccanti. La spiccata natura politica di molti dei brani è evidente: ma anche quando, a livello superficiale, sembrano comizi con tanto di megafono, li si vede poi pian piano sbiadire, distorcersi, e catturare chi ascolta nel loro flusso di coscienza teso e pieno di dubbi. E diventano dei mantra che il pubblico mormora e canta all’unisono.

Voce, chitarra, batteria, violino elettrico: sono questi i componenti della serata, e il violino, distorto, malinconico, crea dei momenti violenti, drammatici, facendo vibrare nell’aria, palpabile, la tensione delle corde. Tensione che diventa cifra di “questi cazzo di anni zero” che, secondo La Lotta Armata Al Bar non sapremo raccontare ai nostri figli. A raccontarli a se stesso e al pubblico, Vasco Brondi in realtà ci riesce, e anche bene, nel suo modo frammentario, personalissimo e allucinato, creando dei paesaggi urbani appiccicosi in cui i confini tra le mura di casa e il resto del mondo si fanno quasi trasparenti, assorbono gli uni i malesseri e le catastrofi degli altri.

Set list / scaletta:

Cara Catastrofe

Piromani

Per Respingerti In Mare

L’Amore Ai Tempi Dei Licenziamenti Dei Metalmeccanici

Fuochi Artificiali

Quando Tornerai Dall’Estero

Trafitto

La Lotta Armata Al Bar

Anidride Carbonica

Per Combattere L’Acne

Encore:

Una Guerra Fredda

I Nostri Corpi Celesti

Le Ragazze Kamikaze

La Gigantesca Scritta Coop

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