Laura Gibson
Beasts of Seasons
(Cd, Hush)
indie folk
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E siamo qui, più o meno dove c’aveva lasciato, Laura Gibson. Ad appannare col fiato finestre affacciate sull’autunno. Con una buona tazza fumante di qualcosa di caldo ad osservare (chi può) le foglie che cadono, l’aria diventare fresca, fino a sentirla sotto le ossa, un lettore cd che per quanto datato continua ad andare in play sulle note eteree di questo suo secondo lavoro, ancora una volta essenziale, sospeso in un tempo che non è mai esistito, pertanto artistico, per quello che vale.
Da Portland alla Roma di chi sta scrivendo, passando per tutta la tradizione folk possibile ed immaginabile, questa fanciulla delicata dosa sapientemente pizzichi ed archi, su brani dolci come cioccolato (Shadows on Parade) ma anche volutamente smorfiosi (Spirited), con parole sussurrate e la capacità di chi sa, qualunque cosa essa sia, il segreto per confezionare piccoli gioielli acustici.
Non una parola di troppo, non un verso urlato più del necessario, non una nota fuori posto, insomma. Mi si dirà, nulla di nuovo. Può darsi. Anzi sicuramente è così, ma con la mia tazza di thè fumante in mano ed immerso nella lana del mio primo maglione, con questo sorriso ebete stampato sul viso, beh, signori miei, l’originalità mi pare davvero un problema secondario, di questi tempi. Prepariamoci all’inverno.
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