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Ladytron: Live At Astoria (London)

La band di Liverpool al loro primo album live. Otto anni di musica raffinata e coinvolgente rafforzata dall’adrenalina del pubblico. Non si tratta però di un "classico" cd, ma di un album in sola distribuzione digitale

Ladytron

Live At Astoria (London)

(Mp3, iTunes)

elettronica, synth-pop

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ladytronLivecdfrontcoverNella musica, l’orecchiabilità e la raffinatezza possono non essere due valori antitetici. Come avviene con i Ladytron, ad esempio. Fin da quando esordì nel 2001, la band di Liverpool ha sempre cercato di coniugare la facilità dell’ascolto, attraverso una solida impostazione di elettronica rapida e ipnotica, a plumbee atmosfere intrise di tormento e di oscurità, rese con l’abbondante uso di sintetizzatori.

La curiosità per questo gruppo è aumentata anche dal fascino delle due vocalist, Mira Aroyo e Helen Marnie. Entrambe sono sofisticate ed eleganti, si vestono spesso con abiti vintage, in stridente contrasto con la fredda tecnologia del loro sound. La combinazione di elementi è talmente esplosiva che i Ladytron si possono permettere di comporre alcuni brani in bulgaro, la lingua madre di Mira, senza rischiare di risultare impopolari.

A un anno dall’uscita di Velocifero, e in attesa del nuovo disco previsto per il 2010, i Ladytron pubblicano il loro primo album live, registrato durante il concerto del 17 luglio 2008 all’Astoria di Londra. Live At Astoria (London) raccoglie i brani più belli realizzati in questi otto anni di carriera ed è disponibile in esclusiva si iTunes.

Pur avendo arrangiamenti simili e pur essendo tutti impregnati dello stesso mood siderale, i diciannove brani di Live At Astoria riescono ad essere diversi l’uno dall’altro, attraverso impercettibili ma significative sfumature.

La futuristica dinamica di Runaway si arricchisce di una ritmica quasi trionfale in Ghosts, mentre in Playgirl le atmosfere vengono alleggerite da toni discotecari. International Dateline, forse il pezzo più bello, ha una batteria sicura e imperiosa, su cui si incastonano  ruvidezze che vengono ricondotte nell’alveo di una melodia rabbiosa e malinconica dalla limpida voce di Helen. Le tinte ritornano severe e avanguardistiche in Destroy Everything You Touch, con un ritornello dalle distorsioni psichedeliche e disturbanti.

Qualità, facilità d’ascolto e stile impeccabile: di più non si può davvero chiedere.

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Sofia Marelli
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