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La Scala Shepard: recensione di Bersagli

Bersagli è il primo lavoro sulla lunga distanza dei romani La Scala Shepard: un gruppo che sa fondere il senso della melodia con l’uso dell’elettronica.

La Scala Shepard

Bersagli

(Goodfellas)

indie

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La Scala Shepard- recensione di BersagliBersagli è il primo lavoro sulla lunga distanza dei romani La Scala Shepard. Dopo una serie di EP pubblicati negli anni scorsi e molti premi conquistati in giro per lo stivale, è arrivato anche per loro l’esordio con un vero e proprio album che raccoglie al suo interno elementi indie, alternativi ed elettronici.

L’aspetto che contraddistingue in modo inequivocabile la band è l’alternanza delle due voci, ovvero quella femminile di Claudia Nanni e del suo alter ego Alberto Laruccia. Un mix vocale, dunque, interessante che non può non riportare alla mente quanto fatto una ventina di anni fa dagli Scisma che furono i primi a lavorare su questo duopolio che, all’epoca, produsse i suoi frutti.

Da un punto di vista delle canzoni, non mancano gli spunti degni di nota che si trovano fortemente in Capolavoro o nella titletrack in cui si vede tutta la classe di un gruppo che sa fondere in maniera precisa il senso spiccato della melodia con l’uso intelligente dell’elettronica.

Le due voci si uniscono e si contrappongono in modo perfetto senza prevalere l’una nei confronti dell’altra e questo elemento rende le canzoni decisamente equilibrate.

Ci sono anche spunti più veloci come l’inizio di Potesse Esplodere Questa Città con Claudia Nanni in versione Eva Poles e Lariccia pronto a subentrare alla sua collega in fase di ritornello.

Per il resto, il disco si incanala verso un sound abbastanza preciso fatto di canzoni lente ed allo stesso tempo esplosive nei chorus, rendendo alla lunga distanza il prodotto finale un pochino prevedibile.

Manca, probabilmente, qualcosa, ovvero la voglia di osare e sorprendere e, magari, andare aldilà di quello che offre il mercato in questo momento. Il talento non manca, la coralità di insieme c’è, però non basta. Il rischio di finire nel frullatore del dimenticatoio, che tanto caratterizza il nostro periodo storico, è elevatissimo ed è per questo che serve quel tipo di colpo di genio che tanto manca ai gruppi attuali italiani.

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Francesco Brunale
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