KU.DA
Two Pathetic Souls
(Ma.Ra.Cash Records)
elettronica, folk etnico, psichedelia, funk rock, world music, trip-hop
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A quattro anni di distanza dall’esordio discografico con Kudalesimo, e con un’intensa attività live alle spalle in tutta la penisola, il duo elettronico-psichedelico novarese KU.DA (progetto musicale creato da Christian Castelletti alla voce principale, chitarre e sintetizzatori e Luca Pasquino al basso, seconde voci e programmazione) presenta il nuovo album intitolato Two Pathetic Souls, edito per l’etichetta Ma.Ra.Cash Records e anticipato dall’uscita dei singoli Toshta, Warlock, Diopside, Plastic Chains e Peach.
Affinando la propria maturità cantautorale e aprendosi a compasso tra futurismo e tradizione, i KU.DA (ri)definiscono, in questa seconda fatica in studio, quello che è il loro caleidoscopico e raffinato spartito audiovisivo, mutuato dagli echi e i riverberi del Bristol sound degli anni ’90 (vedi Morcheeba e Tricky), contraddistinto da poliritmie etno-folk adagiate su tappeti sintetici e contaminato dalle scie chimiche della world music d’ispirazione Peter Gabriel, Phil Collins e Talking Heads.
Un cocktail revival composto da nove tracce in cui immagini oniriche e colorazioni umorali vengono shakerate assieme a fluttuanti e simbiotiche sperimentazioni sonore, facendo perno su beat dilatati, circolarità dub, venature trip-hop vellutate, leggiadre e avvolgenti, ai limiti di atmosfere chill out, lounge, inquiete, notturne e orientaleggianti, e coinvolgendo ritmiche wave lente, melodiche, luccicanti, magiche e accattivanti su cui si stendono vocalità filtrate, ipnotiche, mistiche e suadenti che seguono la parabola malinconica dei testi.
L’apparato lirico di Two Pathetic Souls, quale fruibile esplicitazione di un manifesto esistenziale e concettuale crudelmente sincero, sciamanico, crimsoniano e introspettivo, descrive il lato oscuro dell’essere umano e, al tempo stesso, i tormenti dei suoi autori: puntando lo sguardo verso l’attualità, i KU.DA si soffermano dunque, sul senso di alienazione di un presente post-apocalittico sempre più precario e fragile e sulle difficoltà di comunicazione nella contemporaneità hi-tech, ponendo l’accento su quello che reputiamo estraneo al nostro sentire comune e su tutto ciò che, collegato al significato etimologico del termine “pathos”, suscita intense alterazioni emotive.
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