Killing Joke
Roma, Ciampino, Orion, 22 aprile 2012
live report
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La Roma stasera terminerà il suo big match con la Juventus ricevendo quattro gol senza segnarne nessuno. Ma non è questa la ragione dell’aria tutto sommato mesta che si respira stasera all’Orion per il concerto dei Killing Joke.
Il club è tutto tranne che pieno e nonostanze gli sforzi di tirare fuori dagli armadi polverosi vestiti neri (a volte improbabili), i ventri sono gonfi di birra e le capigliature non più folte come una volta; le ragazze se la cavano un po’ meglio con questa specie di amarcord della Roma dark che non ritornerà piú, ma anche per loro l’età rende meno credibile il make up, i vestitini scollati e le gonne cortissime.
Di giovani manco a parlarne, ovviamente, e pure i “vecchietti” intervenuti non é che siano propri dei fans incalliti, dato che la domanda che salta di bocca in bocca nel cortile esterno, usato per fuggire dalle due band supporter che non disturbano ma manco interessano a nessuno più di tanto, è: “ma tu l’hai sentito l’ultimo disco? Com’è?”. A rispondere sono in pochi.
E quindi la serata, che sulla carta doveva avere il sapore dell’evento, dato che i Killing Joke saranno almeno venti anni che non suonano a Roma, ha più il sapore di una rimpatriata tra ex frequentatori dello stesso locale che si sono persi di vista, piuttosto che l’eccitazione per un concerto atteso da decenni.
Sia come sia, fra mugugli e qualche sbadiglio (si sono fatte le 23,15 e domani si lavora), parte l’intro di questa serie di spettacoli dei Killing Joke: due brani, uno da Blade Runner e uno da Eyes Wide Shout, usati a mo’ di requiem.
Subito dopo parte quello che è probabilmente il pezzo più celebre di Jaz Coleman e soci, Love Like Blood, che in questo tour non è stata quasi mai eseguito, fino ad ora. Ma stasera sembra quasi che si siano voluti liberare di una incombenza subito subito, in modo da proseguire su quella che è la loro strada attuale.
Ovviamente non mancano i pezzi del recente MMXII, alternati a brani più vecchi; l’impianto dell’Orion è generoso e i Killing Joke rendono il sound abbastanza uniforme tra vecchio e nuovo, quella straordinaria miscela di post-punk, wave, dark, tribal-dance e sfuriate metal, seppure quest’ultime negli ultimi episodi discografici sono maggiormente importanti degli altri ingredienti.
Il problema però non è quello che si sente, tutto sommato soddisfacente e senza una sbavatura, è quello che si vede. Si vede un pubblico pressocché immobile che applaude educatamente e solo a due terzi del concerto uno sparuto gruppetto nelle prime file azzarda un pogo. Si subisce, più che si vede, un lightshow davvero fiacco. Si vedono un Jaz Coleman nella sua classica tutina militare che rinforza i suoi vocalizzi con la sua solita teatralità, e il tastierista (un ragazzo che potrebbe essere il figlio di uno qualsiasi degli altri quattro) che si “spreme” in mosse e mossette da rockstar consumata, ma è in un angoletto, semi-nascosto. Gli altri musicisti della band (quella di stasera è la formazione originale) tra anni portati male, calvizie incipienti e un annoiato immobilismo dimostrano continuamente di essere musicisti consumati, ottimi professionisti, ma sopratutto di non crederci minimamente. Di non crederci più. E noi con loro.
Tracklist – scaletta:
Intro
Love Like Blood
European Super State
Sun Goes Down
Rapture
Fema Camp
Pole Shift
Chop Chop
Change
Bloodsport
Primobile
Asteroid
The Great Cull
Corporate Elect
The Wait
Pssyche
Encore:
Wardance
Pandemonium
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