Kill Your Boyfriend
s/t
(CD, Shyrec)
noise-rock, shoegaze, alternative rock
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Partiamo da un presupposto. Generalmente in Italia si intravedono poche band che tentano, o almeno provano, di buttarsi su generi particolari o comunque poco battuti. I Kill Your Boyfriend fanno parte di questa cerchia assai ristretta.
Il gruppo formato da Matteo Scarpa, voce e basso, Marco Fontolan, chitarra, Roberto Durante, synt, e Antonio Angeli, batteria, si forma nel 2011 come un side-project del duo Fontolan-Scarpa a cui poi si aggiungono gli altri componenti che danno la formazione attuale. Con il loro album d’esordio omonimo, la band ci propone un sound ricco di suoni distorti, riverberi, echi e chi più ne ha più ne metta. Il tutto però mixato alla perfezione e ci viene consegnato un lavoro interessante e anche coraggioso.
Si parte con Chester, tutta sonorità distorte e suoni particolarmente duri, che in qualche momento non manca di omaggiare il punk-rock d’annata. Segue la ritmata Dexter, che si rifà molto allo Space Rock. In Jacques vi troverete colpiti da una scarica potente di schitarrate a tutto volume, con un ritmo agitato e con sound più vicino all’alternative rock anni ’80.
Veramente notevole Xavier. Una traccia onirica ma anche ‘spaziale’ a cavallo con il rock psichedelico, accompagnato da un incidere di batteria che ti entra nella testa. Più ‘soft’ rispetto alle altre track è in grado di catturarti e di non abbandonarti più. Molto movimentata Egon mentre Henry ha un certo retrogusto clashiano, con le voci d’accompagnamento.
Tetsuo si apre come un brano da monastero tibetano, con delle sonorità molto orientali per poi lasciarsi andare in una esplosione accecante di chitarre elettriche potenti e sonorità distorte. William parte con un inizio cupo, quasi sussurrato, per poi scoppiare con un mix di suoni distorti che ti entrano nella testa per la loro potenza.
I Kill Your Boyfriend si contraddistinguono per questa loro apprezzabilissima voglia di mettersi in gioco con generi poco frequentati dai musicisti nostrani. Il risultato fa ben sperare per il futuro, anche perchè questo album ha poco da invidiare ai lavori di tanti artisti stranieri. Le premesse per continuare a fare bene ci sono tutte.
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