Kill It Kid
S/T
(Cd, One Little Indian)
rock
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Coinvolgenti, incalzanti, avanguardisticamente retrò. Sono i Kill It Kid.
Un giovane quintetto inglese con idee e talento da vendere, uno sguardo perennemente rivolto agli anni ’70 tutti e la capacità di attualizzare un suono tanto contestualizzato.
Ci sono tutti gli ingredienti essenziali di quella decade: il rock and roll più sporco di Heaven Never Seemed So Close, il blues rock di Ivy And Oak (Momma), le voci soul (Fool For Loving You), le variazioni ritmiche più ardite (Send Me An Angel Down), le ballate country (My Lips Won’t Be Kept Clean).
C’è un miracoloso equilibrio fra gli strumentisti: nessuno prevale e tutti sembrano bravissimi. Dalla fantasiosa e compatta sezione ritmica Adam Timmins–Marc Jones alle chitarre secche ed essenziali di Chris Turpin, passando per le tastiere mai invasive ma sempre perfettamente inserite nel tessuto armonico di Stephanie Ward, fino a giungere al riuscitissimo intreccio fra le voci degli stessi Ward e Turpin (molto più adulte di quanto la loro carta d’identità lascerebbe pensare). L’elemento anomalo, ma eccellentemente sfruttato, è il violino di Richard Jones.
Un disco al quale quasi non si crede: niente è fuori posto. Songwriting, esecuzione, arrangiamenti, produzione, missaggio. Tutto perfetto.
Non sono facile a sbilanciarmi (soprattutto in positivo): per una volta che lo faccio, fidatevi di me e correte a comprare (comprare, non scaricare!) questo album.
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