Jonsi
Roma, Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, 21 luglio 2010
live report
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Jonsi, voce solista dei Sigur Ros, arriva finalmente a Roma per presentare dal vivo la sua prima fatica solista, Go.
Con lui quattro musicisti impegnati continuamente a invertirsi di ruolo, a scambiarsi di posto tra pianoforte, organo, tastiere, chitarra, basso, batteria, percussioni, xilofono e altro ancora, coadiuvati da sei tecnici per suono, video e luci. Il coro di cicale non era invitato e s’è rivelato alquanto fastidioso, ulteriore scotto da pagare in aggiunta all’afa che attanaglia Roma, moltiplicata dalla forma chiusa della Cavea, che almeno in platea non lascia passare un filo d’aria.
Asciugato di tutti gli orpelli scenico-multimediali che avevano caratterizzato la prima parte del tour, lo spettacolo nello spettacolo è costituito da una serie di proiezioni a carattere bucolico, una foresta piena di animali di volta in volta assediati da predatori, dal fuoco, acqua, Tornado, neve o gelo.
Al centro della scena lui, Jonsi, che con la sua voce fa davvero quello che vuole. I primi due brani, praticamente acustici, fanno piombare il non foltissimo pubblico accorso in un’atmosfera di sospensione temporale; poi arriva la band e il rito magico è pronto a completarsi.
Le canzoni sono tutte quelle di Go, il primo album solista di Jonsi in uscita dai Sigur Ros (che hanno buttato al secchio sei mesi di sedute di registrazione, non soddisfatti dei risultati, salvo poi due di loro gettarsi nell’avventura della paternità, e quindi mandando in frigorifero la band per un po’). Jonsi ci propone anche qualche inedito (out takes delle session di registrazione dell’album?), e tutto il concerto ha il sapore di una sorta di Sigur Ros ultima maniera in versione dannatamente folk.
Go Do e Animal Arithmetic arrivano a metà concerto, giusto prima delle uniche poche parole che Jonsi rivolgerà al suo pubblico: la prima viene proposta praticamente identica all’album, mentre la seconda è ancora più efficace e costringe il pubblico a sfidare l’inevitabile sudorazione con battiti di mani a tempo.
Il momento più alto dello spettacolo, in cui comunque non viene proposta neanche una canzone dei Sigur Ros, è Grow Till Tall: bellissima sull’album, dal vivo è ancora più dilatata, onirica, ipnotica, bellissima.
E’ passata circa un’ora e mezza, le luci si riaccendono e ripiombiamo tutti alla bollente Realtà, dopo essere stati sballottati da Jonsi e la sua band in un turbinio di emozioni dal sapore estatico.
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