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Jolaurlo: intervista e live report

Abbiamo incontrato i Jolaurlo, una delle band italiane in circolazione più interessanti. Ci siamo fatti raccontare un po' di cose da Marzia, la cantante del gruppo, ma la vera sorpresa è stato il live: puro fulmicotone

jolaurlo001Incontriamo Marzia, cantante e compositrice dei Jolaurlo, poco prima del concerto. Nel camerino l’atmosfera è completa rilassata e lei è un fiume in piena non appena le diamo il “la”.

RockShock. In primo luogo una legittima curiosità. Qual è l’origine del vostro nome?

Marzia. E’ la sintesi di due parole, Jola e Urlo. Jola è una strega, protagonista di una serie di storie che mia madre mi raccontava da bambina, mentre Urlo è il titolo del più celebre quadro di Munch. Jolaurlo è quindi un modo per esprimere sin dal nome la dicotomia della band.

RS. … e infatti la vostra musica è il frutto di un perfetto equilibrio tra energia rock e tentazioni dance …

M. Sì, era la cosa che più ci piaceva sin dai nostri esordi, otto anni fa: unire mondi apparentemente diversi. In origine era il punk-rock ad essere contaminato, poi mano a mano … . L’elettronica che caratterizza il nostro sound attuale l’abbiamo introdotta solo in seguito, grosso modo a metà dei nostri otto anni di vita, e solo da pochi anni abbiamo imparato a considerare le macchine come amiche e non a subirle.

RS: Vi definite una pulp rock band: volete spiegare questa “etichetta”?

M. Hai mai trovato nei negozi di dischi lo scaffale di pulp rock? Trovi il metal, il rock, la dance, il jazz e così via. Non trovi il pulp rock e un disco pulp rock non sai proprio dove metterlo, in quale scaffale esporlo. E’ quello che siamo noi e quello che succede a noi. Ci piace mischiare il punk-rock, da cui proveniamo, col rock “puro”, con la dance, l’elettronica e magari ogni tanto lasciarci andare verso lo ska e il reggae. Quando ci chiamano a suonare nei festival … siamo sempre fuori posto: ci hanno chiamati a raduni punk-rock, ma quando vedono tastiere e computer alcuni storcono il naso; in raduni elettronici siamo perfettamente “alieni”, dato che comunque il nostro sound è fortemente caratterizzato da chitarra-basso-batteria. Insomma, pulp rock ci piace perché fa riferimento alla letteratura popolare americana degli anni ’70, libri scritti su carta ruvida e a base di emozioni forti, a prescindere dal genere. Proprio come la musica degli Jolaurlo.

RS. Il vostro ultimo lavoro è di due anni fa e so che siete in fase di scrittura di un nuovo disco a cui potrebbe essere interessata una delle più lungimiranti realtà discografiche italiane. Nel frattempo avete fatto uscire un singolo e un video live della vostra cover di Annarella, dei CCCP. Perché avete proprio scelto questa canzone?

M. Per diverse ragioni. Io sono nata nel 1982, proprio l’anno in cui a Berlino si formavano i CCCP, il gruppo italiano che ha profondamente cambiato la concezione della musica italiana facendo apparire naturale mischiare testi di spessore, una chitarra e le drum machine. E’ quindi una specie di corto circuito e un segno di rispetto. Noi non potremmo suonare come suoniamo se in Italia non ci fosse stata una band come quella di Ferretti e Zamboni e quindi … m’è sembrato naturale per tutte queste ragioni riproporre Annarella.

RS. C’è anche un altro vostro video in giro, quello di In Movimento, che ha una vera e propria sceneggiatura filmica e che è stato girato in un ex ospedale psichiatrico. Ce ne vuoi parlare? Da dove nasce l’idea?

M. Nasce una sera in Calabria, durante un day-off forzato. Dovevamo suonare in una manifestazione di piazza e il concerto fu annullato all’ultimo momento. Stavamo in un agriturismo bellissimo, antico, in pietra e … ho cominciato a scrivere una storia sulla perdita e la ricerca di identità. Quello che più mi affascina della follia è propria la ragione per cui fa più paura ai “sani”, ovvero l’imprevedibilità; che poi è la stessa ragione per cui molte persone sono atterrit dagli insetti: anche il loro comportamento è imprevedibile. Abbiamo poi voluto coinvolgere in questo video Karin Andersen, un’artista visuale che stimo tantissimo e esplora le infinite possibilità di “fusione” tra uomini e animali; inoltre c’è un contributo di computer animation 3D di Giulio e Mattia Bruno. Insomma, un progetto di cui siamo orgogliosi.

RS. Se, conscio magari di costringerti a una forzatura, ti chiedessi di identificare un minimo comune denominatore tematico delle vostre canzoni …

M. Senza ombra di dubbio: ironia, politica e sentimento. Ci piace non scherzare, ma proprio ironizzare sulle cose. Sentimento perché spesso nei miei testi parlo di me, dei miei sentimenti, di quello che provo, della mia vita affettiva e sessuale. Politica perché tutto ciò che non è sentimento può essere ricondotto a questioni politiche; anche ci fermiamo a fare critica sociale sull’abuso della televisione (Maria TV, ndr) se vuoi … il punto di visto è squisitamente politico.

RS. Praticamente siete sempre in tour e fans vecchi e nuovi non faticheranno a trovarvi in giro per l’Italia, mentre per il ritorno nei negozi di dischi?

M. Vedremo, ma credo che bisognerà aspettare i primi mesi del 2010.

Jolaurlo

Roma, 29 maggio 2009, Blackout

Live report


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jolaurloliveSuonare in una serata già programmata per altri e inserirvisici pur di non stare in day-off (lo stop forzato di una band in tour) ha i suoi rischi.

Il Blackout è infatti un locale che ha i suoi ritmi, il suo pubblico e le sue abitudini. Il venerdì sera, a mezzanotte, comincia la discoteca rock, wave, dark e ’80 e il pubblico s’aspetta di ballare. Eventualmente c’è un gruppo che suona, prima, dalle 23.
La serata di stasera era programmata, quindi, con una cover band dei Green Day, che si prende tutto il suo tempo per suonare e anzi, comincia pure in ritardo.
Il risultato è che gli Jolaurlo cominciano a suonare abbondantemente dopo l’1, fra il malcontento generale e parecchia gente che preferisce starsene nel giardino esterno a chiacchierare e a fumare.
Chi invece s’è anche solo affacciato nella sala del locale non ha potuto fare a meno di venire catturato dal vortice sonoro della band bolognese-barese.

I Jolaurlo hanno un live-act eccezionale, energia allo stato puro.
Marzia ha carisma da vendere e gli altri musicisti della band fanno tutti la loro parte egregiamente.
Le canzoni poi hanno la potenza di uno schiaffo in faccia e la sfacciataggine di chi sa fare dance con l’elettronica, ma senza esagerare. Aggiungeteci dei testi sempre interessanti, dei ritornelli killer e … il gioco è fatto.

L’effetto è ancor più spiaziante se si conoscono i due album degli Jolaurlo, dove il sound è decisamente più levigato. Certo, su disco la voce e i testi sono valorizzati e emergono anche alcune ricercatezze sonore che nei volumi altissimi del Blackout si perdono per strada, ma l’impressione generale è che il sound della band sia cambiato (decisamente in meglio) e che quindi, prima di passare al disco nuovo, probabilmente valga la pena di fissarlo su un Cd live.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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