Jesus Lizard
Roma, Circolo degli Artisti, 21 settembre 2009
live report
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Con i Jesus Lizard si sa, in qualche modo, che non si rimarrà delusi. O in un certo senso lo si sospetta. Perché hanno dato, nel corso della loro carriera – unitamente agli immensi meriti artistici – più di quanto ci si aspetterebbe mediamente da una band (il loro modo di stare sul palco, così come la rivendicazione operata a favore di una certa minoranza, rappresentata dalla loro stessa lascivia..).
Mai stati compiacenti, nemmeno con i loro fan: a partire dalla musica, priva di qualsiasi compromesso melodico o armonico. Il loro sound è stato sempre nudo, senza orpelli o ammiccamenti di vario tipo (così come lo è stato il loro leader, anche nel senso letterale del termine). Sonorità sguaiate e snervanti, a filo scoperto, spesso mostrate (sputate) nella loro essenza primordiale, quella che viene prima di qualsiasi effetto di distorsione addomesticata; ovvero quanto di più vicino all’elettricità, nella sua più pura forza – come se l’ispirazione della band scaturisse dal contatto diretto con essa (mani corpo voce anima).
Si può affermare con certezza che David Yow è stato/è l’ultimo fra i più degni eredi (degeneri) di Iggy Pop. L’oscenità emanata dalla sua presenza – anche quella della serata al Circolo – è una delle più autoritarie, ammutolenti. Il suo ingresso segnato dall’aver azzittito il pubblico: poi via con Puss, e subito il delirio (suo, nostro). Perché Yow non sa stare sul palco, allo stesso modo del suo antenato Iguana, ha bisogno del contatto fisico, empatico, psicologico. E in realtà non sa stare neanche in piedi sul palco, un po’ per l’alcool, un po’ per l’abbandono quasi totale nei confronti del groove, dei riff e delle proprie parole, mai cantate, ma sempre biascicate o urlate senza possibilità catartica, poiché l’intera sua performance (sì, è proprio di questo che stiamo parlando) è di carattere implosivo.
Come quando sulle note di Then Comes Dudley ha raggiunto la metà della sala, ‘nuotando’ sulle teste del pubblico (ed io incredulamente gli ho tenuto per pochi attimi il braccio con cui impugnava il microfono stupito per la situazione un po’ comica, considerando il cavo al limite della rottura!) finalmente fuori di sé, almeno metà di esso.
E probabilmente i J. L. non erano proprio al 100%, volendo essere obiettivi: in effetti non ci sono state risse, né atti realmente insensati – ricordiamoci dello Yow che usava denudarsi (o masturbarsi addirittura) sul palco. Tutto sommato mi dispiace un po’ non essere mai stato presente a queste performance di cattivo gusto, figlie – più che di un esibizionismo divistico – di una personalità borderline, con tanto di nevrosi non sublimate (ed eternamente irrisolte).
Però anche lunedì i Jesus Lizard sono stati un ottimo esempio di “capolavoro vivente”; in un connubio inesplicabile e incomprensibile di etica ed estetica – vita e musica – nella loro accezione più concreta e terrena.
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